Comunità di accoglienza minori: un luogo d’amore

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Casa è amore, protezione, condivisione. Casa è famiglia. Ma cosa capita quando casa, per qualunque motivo, non rappresenta più queste cose per i bambini che la vivono?

Ho avuto la fortuna di visitare una comunità di accoglienza per minori, ZeroSei, gestita dalla Fondazione L’Albero della Vita, un luogo in cui l’amore e la serenità si respirano nell’aria, un posto in cui i bambini che devono essere allontanati temporaneamente da casa propria trovano persone pronte ad accoglierli e farli sentire amati.

Non vi nego che ero molto preoccupata per questa visita. Noi fortunati, che stiamo crescendo i nostri figli ponendoci il problema se sia meglio il corso di violino o quello di baby-yoga, vorremmo avere le fette di prosciutto davanti agli occhi. Vedere la sofferenza dei bambini fa male. Sapere di entrare in una casa in cui i bambini crescono lontano dai propri genitori, mi metteva un senso d’angoscia che credevo non sarei riuscita a superare.

Il pomeriggio trascorso con ZeroSei è stato profondo e leggero al tempo stesso. Ho pianto moltissimo, di una commozione e di una gratitudine nei confronti di quelle persone che trascorrono le proprie giornate e le proprie notti a coccolare, giocare, cullare, crescere dei bambini che sanno non vedranno più. Ho riso moltissimo, godendo di quell’atmosfera magica, quasi sospesa nel tempo e nello spazio, che si respira da ZeroSei.

I bambini ci guardavano incuriositi. So che sto per scrivere una banalità, ma per me è stata una scoperta: quei bimbi, lontani dalla propria mamma e dal proprio papà, sono bambini. Hanno gli stessi occhi incantati delle mie figlie, hanno lo stesso modo raffazzonato ed emozionato di raccontare cos’hanno fatto all’asilo, hanno la stessa timidezza davanti a persone che non conoscono, hanno con gli animatori lo stesso rapporto che le mie bimbe hanno con me, con le maestre, con la babysitter.

La normalità di ZeroSei mi è entrata nel profondo. È un luogo straordinario, popolato da persone straordinarie (che vanno avanti al grido di “non chiamateli poveri bambini”) e da bambini con vite stra-ordinarie che hanno diritto di vivere momenti ordinari. E grazie a ZeroSei lo possono fare.

Spero di essere riuscita a trasmettervi un briciolo di quell’emozione indescrivibile che ho provato quel pomeriggio. Se vi è scesa una lacrima, se vi è venuto un brivido, se il vostro cuore ha battuto un solo colpo in più, forse potete capire cosa rappresenta ZeroSei per i bimbi che passano lì qualche mese o anno.

Cosa possiamo fare? Sostenere ZeroSei e L’Albero della Vita. Come? Tutte le informazioni sono disponibili qui.

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