“Mamma, sono triste. Non so perché, ma mi sento triste e ho voglia di piangere”
solo un anno fa questa affermazione mi avrebbe gettata nello scompiglio. Mi sarei chiesta perché la mia bambina fosse triste, se ci fosse qualcosa da fare per farle buttare via la tristezza. E invece in un anno ho fatto pace con le emozioni, anche quelle che consideravo negative. Ho fatto un lavoro su me stessa, epicureica per indole, per arrivare a comprendere che la tristezza ha la sua valenza, ha il suo ruolo. E ho rivalutato anche quel periodo della mia vita in cui gli ormoni mi facevano vivere sull’ottovolante delle emozioni, passando da ore di pianto disperato a risate da aver mal di pancia in meno di cinque minuti.
Crogiolarmi nella tristezza mi ha permesso in varie situazioni di riflettere sulla mia vita e sui miei desideri, sulla direzione da prendere e sulle scialuppe da buttare in mare prima che fosse troppo tardi per abbandonare la nave.
Ieri sera ho curato le lacrime di Sofia con le coccole, che a 7 anni sono ancora sufficienti per far passare uno squarcio di pre-adolescenza. Pensandoci bene, però, le coccole sono sempre il balsamo con cui massaggiare le ferite, siano del corpo o dell’anima, sono la mano a cui aggrapparsi quando le gambe cedono lungo il percorso, sono il bicchierino di vodka che fa dimenticare per un attimo tutte le angosce. Vale per la mia bambina, ma vale anche per me, bambina un po’ più cresciuta. I bambini lo sanno, conoscono meglio di noi il valore di un contatto fisico, di una manina appoggiata sul braccio, di un bacio profondo, di un abbraccio. Piccola nota: ora che Sofia riesce con le braccia ad “abbracciarmi tutta” toccandosi le mani dietro la mia schiena, passa tutto il tempo che abbiamo a disposizione in quella posizione. Mi fa tanto ridere…
E niente, tutto questo per dire che in questi giorni, in cui abbiamo tutti bisogno di sentirci dire che andrà tutto bene, in cui le nostre certezze tremano come quando c’è il terremoto, beh, abbracciamoci di più. Coccoliamoci. Pensiamo che un abbraccio è molto più forte di tanti discorsi. Una mano allungata, un sorriso e un abbraccio sono il punto da cui voglio ripartire. Io ne ho bisogno, voi no?
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