Rifletto da anni sul significato delle Festa della Donna, che a “sentimento” mi ha sempre lasciato un leggero senso di nausea. Sono passata attraverso fasi di accettazione, attribuzione di significati alti e speranza di scuotere le coscienze. Oggi sono arrivata alla conclusione che l’8 marzo, per me, è come il 7 e il 9, una giornata come un’altra, un inutile e dannoso spreco di energie.
Di chi è la festa? Cosa rappresenta questa festa? Perché si festeggia? Sì, certo, la nobile e tragica origine la conosco bene. Ciò che mi atterrisce è tutto questo circolare di mimose, brandite dalle stesse mani che picchiano le donne a cui sono destinati i fiori. Ciò che mi perplime sono le bocche che pronunciano auguri a profusione, le stesse bocche che insultano e umiliano le donne.
La festa della donna è come un giubileo, basta passare sotto una porta perché i tuoi peccati vengano perdonati. È un po’ questa la sensazione che mi lascia l’amaro in bocca, che mi fa dire che non ne vale la pena.
Festeggio San Valentino, sapendo che è una “festa commerciale”, ma che è comunque un’occasione per dirsi Ti amo, che non fa male a nessuno. Ogni occasione è buona per me per fare festa, ma l’8 marzo no. È una festa che ha conseguenze, che serve a lavarsi la coscienza. Uomini e donne sono uguali, non è un fattore biologico a rendere diverso un essere umano. Non c’è niente quindi da festeggiare, solo tanto lavoro da fare per arrivare – e sarebbe davvero ora – a far sì che avere due tette e non avere un pisello non sia fonte di discriminazione, di subordinazione, di sottomissione, di umiliazione.
Sogno ancora un mondo in cui le mie figlie, femmine, possano esprimere se stesse al di là dell’essere donne. Possano lavorare e scegliere per se stesse. Possano mantenersi con la stessa dignità degli uomini. Possano costruire una famiglia in cui regna l’amore e non la paura.
Invece che regalarvi fiori e farvi gli auguri, impegnatevi tutte a non accettare compromessi, a pretendere e prendervi il rispetto degli uomini, a crescere donne indipendenti e determinate. Non oggi, ma tutti gli altri 364 giorni dell’anno.
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