Apologia del lavorare da casa

Lavorare-da-casa: la mia scrivania
Lavorare-da-casa: la mia scrivania

Ogni mattina mi alzo, faccio colazione, aiuto le mie bimbe a prepararsi, saluto marito e figlie, rifaccio i letti e vado in ufficio.

Già, la mia percezione è proprio quella di uscire di casa e entrare in ufficio. Anche se in realtà ciò che faccio è varcare la soglia del mio piccolo e incasinatissimo studio, quella “una stanza tutta per sé” che era il sogno di Virginia Wolf.

In quest’ufficio io trovo la mia dimensione lavorativa, perché ho la fortuna di lavorare da casa. Parlo di fortuna, sì, in quanto i vantaggi sono di molto superiori agli svantaggi. Come ho già raccontato, il lavoro di blogger è un alternarsi di eventi mondani e di situazioni del tutto appartate, di bagni di folla, presentazioni, inaugurazioni, premiére e giornate intere davanti al pc, da sola, a scrivere, progettare, inventare, pianificare.

Sono sola, nel mio lavoro, per molto tempo, ma sto colmando la solitudine fisica (che ti confesso di amare alla follia) con la collaborazione con persone che mi scelgo e non mi capitano in sorte in seguito a riorganizzazioni aziendali come avveniva in passato.

Come lavorare da casa con serietà

Lavorare da casa seriamente richiede, tuttavia, impegno e una buona dose di rigore:

  • Lavorare da casa significa non avere sempre un orario fisso e doversi imporre dei paletti per evitare che il lavoro inglobi la vita privata e viceversa. In 5 anni di attività da casa ho imparato che imporsi un orario, anche senza essere troppo rigorosi, permette di gestire meglio le proprie giornate ma toglie creatività. A volte infatti, soprattutto per un mestiere come quello di blogger, lo stimolo creativo arriva di sabato notte alle 2. In quel caso, se si può, è bene seguire la corrente, così come uscire quando proprio non si riesce a concludere niente, anche se è lunedì e la consegna era ieri.
  • Per lavorare da casa bisogna essere rigorosi non solo con se stessi ma anche con amici, parenti e vicini di casa. Tutti pensano che io sia a casa a fare qualcosa con il computer. Da lì a far capire che sto lavorando, seriamente, anche più duramente di chi in ufficio ci va e ci sta per forza 8-10 ore al giorno, è tutta un’altra cosa. Il fatto di non avere un luogo fisico diverso da casa per lavorare faceva credere a tutti di potermi chiedere di fare commissioni, di potermi interrompere per qualunque scemenza. Ho dovuto inimicarmi alcune persone, ma direi che oggi la percezione diffusa è che io lavori, finalmente.
  • È fondamentale, secondo la mia esperienza, avere una postazione di lavoro fissa e dedicata: se possibile, una stanza è l’ideale per la concentrazione e per dividere gli ambiti della vita. Se non si ha a disposizione una camera, almeno una scrivania organizzata.
Lavorare da casa: io in conference su Skype
Lavorare da casa: io in conference su Skype

Perché ho lasciato il coworking per tornare a lavorare da casa

Infine, eccomi a un punto a me caro. Molti freelance, quando si mettono in proprio, valutano l’ipotesi di andare a lavorare in uno spazio di lavoro condiviso, un coworking. Ho provato anche quell’esperienza, ma l’ho lasciata dopo circa un anno, per diverse ragioni:

  1. ho due figlie e, di conseguenza, orari di lavoro che dipendono anche dagli impegni delle bambine: avere un ufficio fuori casa significava, a volte, restare alla scrivania due ore in un giorno;
  2. il mio lavoro richiede trasferte, che implicano il non andare in ufficio anche per diversi giorni, non facendomi sfruttare appieno le facilities che il coworking mi offriva;
  3. quando rientravo in ufficio dopo alcuni giorni di assenza, ognuno dei ragazzi con cui lavoravo aveva bisogno di chiedermi qualcosa, o semplicemente aveva voglia di fare due chiacchiere. Tutto molto bello, gratificante e interessante, ma il mio già limitato tempo di lavoro si riduceva ulteriormente;
  4. il costo per la scrivania comprendeva anche l’uso della sala riunioni, che nel mio caso non era così importante per svolgere la mia attività online ma invece aveva un costo. Visto che il mio business è piccolo e devo fare investimenti molto mirati per sopravvivere, il costo mensile mi toglieva la possibilità di investire quei soldi in altro, strumenti o corsi;
  5. gli spostamenti in auto – il coworking era vicino a casa ma io all’uscita dovevo andare a prendere le bambine a scuola e quindi dovevo usare la macchina per risparmiare tempo – mi rubavano tempo prezioso, senza parlare della ricerca di un posto per il parcheggio.

Insomma, viste tutte queste ragioni, ho deciso che la mia dimensione è lavorare da casa.

 

In conclusione, lavorare da casa non è la panacea di tutti i mali. A volte sclero, altri giorni faccio fatica a tenermi lontana dal frigo o da Netflix, ma tutto sommato, la libertà di gestire i miei tempi e, ogni tanto, concedermi il lusso di lavorare in pigiama – come adesso – non ha prezzo. Amo il mio lavoro, amo svolgerlo da casa.

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2 Comments

  1. Rosanna 10 Gen 2017 at 08:23

    Ciao
    Io è parecchio tempo che penso di lavorare da casa con il pc…..ma cosa fare non so…ho 42 anni in attesa del secondo figlio dopo 11anni, faccio la colf e dovrei rientrare a lavorare al terzo mese del pupo ma non so se rientrero’ , non credo mi convenga sono poche ore e quello che andrei a guadagnare andrebbe tutto per la Tata……cosa mi puoi consigliare?
    Grazie se vorrai rispondermi
    Rosy

    Reply
  2. Katy 9 Apr 2017 at 09:07

    Ciao Cry, quanto vorrei poter prendere il telefono e chiamarti e raccontarti di me, come farei con un’amica.Questo post arriva in un momento delicato, momento che tu hai già vissuto. Chissà come sarà…

    Reply

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