Il lavoro da casa è spesso percepito come la panacea di tutti i mali o come un modo elegante per non dire “faccio la casalinga”. Ma non è così.
Essere professionisti e avere la propria sede di lavoro in casa non è tutto rose e fiori. Lavorare da casa è anche:
- Essere professionali in una conference su Skype dopo aver appena steso una lavatrice;
- Diventare il punto di riferimento del postino;
- Essere subissati di richieste di commissioni da parte del parentado tutto;
- Lavorare fino alle 3 del mattino perché i bambini durante il giorno avevano la febbre o c’era uno sciopero a scuola;
- Lavorare con l’influenza;
- Portarsi il lavoro a letto.
Insomma, aspiranti lavoratori-da-casa, qui non si sta mica a pettinare le bambole! 🙂
Ci vuole una ferrea organizzazione e tanta capacità di cambiare i piani a seconda delle emergenze.
E un po’ di sana stronzaggine.
Perché?
Ecco i punti salienti di una sana coesistenza di vita lavorativa e vita familiare – secondo la mia esperienza di 9 mesi:
- avere uno spazio adibito a ufficio: può essere una stanza o una scrivania in camera da letto, l’importante è che quella sia una zona dedicata alle attività lavorative;
- imporsi degli orari di lavoro, che possono variare da un giorno all’altro e sono flessibili, ma non farlo significa alternare continuamente attività di casa con quelle dell’ufficio, creando perdite di tempo e di concentrazione;
- mettere paletti rigidi ad amici e parenti: essere a casa non significa poter stare un’ora al telefono o aprire a 12 persone al giorno che vengono a chiedere un uovo;
- fingere di non esserci: quando la misura è colma, fingere di non essere in casa, staccare il telefono, mettere il silenzioso al cellulare e concentrarsi sul lavoro;
- uscire, andare in giro, vedere gente, fare cose: in una parola VIVERE!
- godersi i lati positivi dell’ufficio in casa: un giorno qualsiasi tenere a casa i bambini e dedicare la giornata a loro;
- essere rigidi anche al contrario: il lavoro non deve essere la vostra sola attività quotidiana, quando si spegne il pc o si esce dallo “studio” ci si può occupare di tutto il resto.
Mi aiutate a implementare quest’elenco?
Altre risorse:
- la giornata tipo di una blogger;
- l’entusiasmo dei primi tempi;
- la scrivania organizzata.
(Visited 63 times, 1 visits today)
Dovrò far tesoro di questo tuo vademecum. Da che ho l’ufficio/scrivania in casa vivo incollata al mac. Mi sono data però un paletto: vestirmi e truccarmi sempre, come se dovessi andare in ufficio 🙂
Questo commento è stato eliminato dall’autore.
non è facile trovare un equilibrio. quando una sera mia figlia mi ha detto:”vienia giocare in camera mia, ma senza il computer” ho capito che stavo esagerando…
Ho lavorato per ben 15 anni come artigiana, con il laboratorio sotto casa, quindi so cosa vuol dire. Il fatto che tu sia a casa non vuol dire che tu sia sempre disponibile, ma per gli altri è dura capirla. Io mi sono sempre imposta degli orari, ero molto severa con me stessa, altrimenti andava a discapito del lavoro e ci perdevo in termini monetari. Quando lavoravo, non c’ero x nessuno, solo per il figlio, che rispettava i miei tempi, avendo capito che ciò che facevo era una roba seria, mica stavo a smacchiare i leopardi!!!
Io sto provando la cosa in questi giorni di cassa integrazione… per come sono fatta io devo impormi regole ferree, elenchi e promemoria, altrimenti arrivo a mezzogiorno e mi sono persa in mille lavori che non erano quello che avrei dovuto fare…ottima lista! Grazie!
Una buona organizzazione è fondamentale, ma su questo bisogna lavorare molto se non sei abile a farlo in maniera naturale (io, ad esempio, sono incapace…).
Bisogna imparare a gestire gli imprevisti, che possono essere numerosi e frequenti.
Anche per questo dobbiamo abituarci a darci una pacca sulla spalla (da sole) quando non riusciamo, a dispetto dei nostri migliori propositi.
bello!! ci rifletterò!