Non tutti i bambini sono uguali. Neanche nel 2016, in un tempo in cui per noi è normale che ci siano una casa, un letto, del cibo, una famiglia e la scuola.
Tuttavia non ho mai compreso fino in fondo, da bambina, i “tu sprechi il cibo mentre ci sono bimbi come te che muoiono di fame” di mio papà e credo a tutt’oggi che far leva sul senso di colpa non sia il modo giusto per spiegare ai nostri figli la disuguaglianza nel mondo. Credo – e dopo essere stata ancora una volta ad ascoltare i progetti della Fondazione L’Albero della Vita ne sono sempre più convinta – che preoccuparsi per i bimbi meno fortunati sia la chiave, mostrando ai nostri figli che ci occupiamo dei bambini e del futuro del mondo, invece che far pesare qualcosa che non dipende da loro.
Cambiare il mondo è possibile, per ognuno di noi, se ci impegniamo ad agire per ciò che possiamo, nella nostra sfera di azione. Incontrando L’ Albero della Vita e sentendo raccontare dei bambini disabili in India, che sono abbandonati, considerati portatori di sfortuna e destinati ad essere gli ultimi degli ultimi, ho capito che davvero il mondo può cambiare grazie a noi. Vi sembrerà un paradosso, forse: le storie delle mamme con il malocchio che partoriscono figli disabili non possono essere una speranza per l’umanità. E invece è proprio in questo degrado sociale, in questo abbandono, in questo futuro segnato dal dolore che la Fondazione L’Albero della Vita lavora per migliorare il mondo. Mi ha colpita l’approccio, che non è solo assistenziale, ma è anche e soprattutto di sensibilizzazione nei confronti delle famiglie e della società. Far capire ad una famiglia che il proprio bambino disabile non è una conseguenza del malocchio, ridando la dignità a questi bambini e la speranza alla famiglia, è un passo davvero importante, così come evitare che la società lo discrimini. Albero della Vita ha volutamente lanciato una provocazione, intitolando “Beato lui!” la campagna di sostegno di questo importante progetto. Ed è un progetto di cui mi sento di farmi portavoce, chiedendo a voi di diventarne donatori, per dare qualche diritto ai bambini disabili, per mostrare ai nostri bambini come ci si prende cura del prossimo, per rendere il mondo in cui viviamo un posto migliore.
Mi viene in mente una canzone, che abbiamo canticchiato migliaia di volte, e alle cui parole dovremmo fare maggiore attenzione:
You may say I’m a dreamer
But I’m not the only one
I hope someday you’ll join us
And the world will be as one
John Lennon, Imagine
PER DONARE A L’ALBERO DELLA VITA:
Collegatevi al sito http://www.sostieniadistanza.org/beatolui/iscriviti e compilate il form. È facile, veloce e i bimbi disabili in India ne hanno davvero bisogno.
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