Ogni anno è così. Da marzo pianifichiamo le vacanze con i nonni, a luglio al mare. Vedo come un miraggio quelle due settimane di totale vacanza dal mio ruolo di mamma, assaporo l’esaltante libertà da tutto, che mi riporta ai weekend da liceale, con mamma e papà in montagna e io a badare da sola a me stessa. Mi sento esattamente come allora, leggera ed elettrizzata.
Poi la data della partenza si avvicina, i preparativi incombono, le valigie stazionano nel mio ingresso. E inizio a sentire lì, al centro del mio petto, un piccolo buco nero che pare risucchiare tutte le emozioni positive. Non sono più la sedicenne in libertà, sono la mamma rondine che vede volar via i suoi rondinini. Fingo molto bene, continuo a parlare con il sorriso alle mie figlie della loro vacanza, finisco di preparare i bagagli e faccio come se niente fosse. Ma se potessi esprimere un solo desiderio sarebbe quello di fare un salto nel tempo al momento in cui la macchina si allontanerà con i nonni e Sofia e Cecilia a bordo. Mi vedo lì, a sventolare la mano e sentire le lacrime che sgorgano da sotto gli occhiali da sole. Da quel momento in poi è tutto in discesa: le sento al telefono, ascolto i loro racconti e mi ritaglio spazi solo miei, fatti di lavoro senza un orario fisso di fine, nuotate quotidiane in piscina e spazi condivisi con Andrea, fatti di serate fuori, sport insieme, dormite senza la sveglia delle ragazze. Ma gli ultimi giorni prima di quella partenza sono un continuo ripensare a quando loro saranno via, una perenne rassicurazione a loro due, insomma un essere con il corpo qui ma con la mente e il cuore al dopo. È un sentirsi spezzata che detesto e per il quale ogni anno sono tentata di abbandonare i progetti e tenerle qui, con me. Sarebbe così semplice tenerle sempre accanto, scegliere la via egoistica del “o con mamma o da nessuna parte”, ma poi so che le scelte che compio ogni giorno, per loro e per me, sono nella direzione dell’autonomia e della libertà dai vincoli. Prendo quell’ondata di egoismo e la ripiego come un messaggio d’amore, riponendola nel cassetto più profondo del mio cuore, zitta zitta.
“L’essenziale è invisibile agli occhi” dice una saggia volpe. E Cecilia mi guarda e mi spiazza: “Mamma, è la stessa cosa che dici tu quando ci spieghi che quando non siamo con te siamo lì, nel tuo cuore, e tu sei proprio qui, nel nostro cuore”. Ha detto tutto lei. Ora non c’è che da ricacciare indietro le lacrime per qualche ora e salutare quella macchina che si allontana. Poi i giochi saranno fatti e tutti vivremo una nuova e formativa vacanza.
Buona giornata a tutte voi!
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