Ci sono vite segnate, percorsi che ti portano a non varcare neppure il confine di una favela o al massimo di una città per un’intera esistenza. La storia di Pelé ci racconta che invece una partita molto sbilanciata contro il Destino può essere stravinta schierando in campo personalità, passione, genio, dedizione e lealtà. Per questo Pelé il film è da far vedere a bambini e genitori, insieme, al cinema.
Pelé parte molto svantaggiato, perché nella sua compagine ha solo una famiglia che con dignità sopravvive, mentre il Destino ha dalla sua la statistica e secoli di “è così”. È una partita in salita quella che si prospetta a quel bambino che palleggia come se ballasse un ritmo antico che scorre nelle sue vene, Edson Arantes do Nascimento. Dopo qualche anno in cui il piccolo fa girare palla, in un gioco costruito con il papà-complice e una squadra di ragazzini senza scarpe, la partita importante, quella con il Destino, appunto, subisce uno scossone che ci fa credere che l’avversario abbia avuto la meglio. Un duro colpo, in un’azione giocata con astuzia dal Destino, mette ko il nostro, che sembra rassegnarsi a una vita di sopravvivenza e duro lavoro. La passione del papà farà sì che la squadra resista, in un primo tempo di questa sfida in cui egli sarà il regista della squadra, colui che per mano condurrà il fantasista di casa verso il gol decisivo.
Un passaggio a un talent scout del Santos, una giocata d’autore e l’azione del gol è servita su un piatto d’argento.
Pelé, il soprannome affibbiatogli da un José Altafini che gioca il primo tempo nella squadra avversaria, sta per sprecare il preziosissimo passaggio. Un tiro telefonato, e senza l’intervento della Fiducia la partita sarebbe finita lì.
Tutti a bere un tè caldo, come direbbe un cronista del 2016. Nell’intervallo, al nostro Pelé si unisce un intero Paese, il Brasile, che ha un disperato bisogno di riscoprire l’orgoglio, di dimostrare al mondo il valore della propria cultura. Ancora il Destino pare vittorioso, ma è con la Fiducia nelle proprie capacità, con il riconoscimento del proprio valore, con la costruzione di gioco, con l’unità e con il rispetto reciproco e dei singoli che il Brasile vincerà un match contro il fato.
In quella rovesciata di Pelé c’è riassunta tutta la partita contro il suo Destino, che il Giocatore del Secolo ha vinto 5-1.
Proprio come la finale dei Mondiali del 1958.
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