E allora perché non continuare sulla propria strada, consapevoli di aver tracciato il percorso delle mamme blogger insieme ad altri, orgogliose sì di aver buttato semi di speranza, gioia, sostegno per altre donne, invece che recriminare il trito e ritrito “l’ho fatto prima io”, “mi hanno copiata e anche male”, “a prendere le idee altrui son tutti capaci”, “andate sulla bacheca e diteglielo, che quella ricetta è mia!”?
C’era un tempo in cui chi amava la scrittura apriva un blog, anonimo, in cui raccoglieva i suoi pensieri e le sue emozioni. Chi l’ha vissuta, quell’Età dell’Oro chiamata Splinder, ne parla con gli occhi che brillano. Io all’epoca ero una pubblicitaria snob che riteneva il web un luogo di serie B.
Poi il blog, da strumento di un’élite nerd, si è diffuso e in tanti abbiamo cominciato a popolare la “blogosfera” – termine vintage a cui sono tanto affezionata -, con puntatori del mouse a forma di orsetti e neve che scendeva sulla schermo a corredare i nostri personalissimi post sulle gioie e i dolori della maternità.
Il passo successivo è stato il fiorire di agenzie specializzate in pubblicità sul web, la grande esplosione dei social attraverso Facebook, Twitter, Instagram e tutti i fratelli minori. Lo stile è cambiato, gli obiettivi anche, le tecniche affinate, il gusto evoluto. Siamo stati portali, youtuber, instagrammer e infine, da pochissimo, siamo diventati influencer.
Negli anni, abbiamo parlato di maternità, ci siamo azzannati su questioni di principio per noi fondamentali mentre nel mondo vero si continuavano ad uccidere donne ogni giorno e gli utenti dei social che incappavano nelle nostre disquisizioni manco capivano di cosa stessimo parlando.
Oggi il web è diventato liquido, la democraticità del mezzo si è scontrata con i BOT e con i like pakistani acquistati a pochi dollari. L’autenticità di un tempo è spesso – troppo spesso – una chimera. Le ragazze degli anni Novanta sognavano di fare la Velina, quelle di oggi vogliono fare l’Influencer.
Il mondo va avanti, il web delle mamme anche. Le mamme di oggi sono le millennials, lontane anni luce dalle neomamme di 10 anni fa. In quest’evoluzione, i contenuti restano gli stessi, presi da angolazioni diverse, secondo la moda del periodo. C’è stato il momento della mamma angelicata, poi di quella attenta all’ecologia, colei che accetta i suoi difetti e fa delle sue mancanze il suo punto di forza, multitasking figata /multitasking che merda, il costante ignorare la presenza della figura paterna (che a tratti compare da sfondo e il più delle volte sparisce del tutto di fronte alla magnificenza della mamma, qualunque sia la moda), pubblicità nel sito sì / “io non mi faccio comprare dalle multinazionali”. Insomma, siamo state e abbiamo detto tanto. Ho visto passare stelle comete e crescere personaggi di dubbio valore, assistito ad ascese di persone in gamba e preparate, subito abbandoni che ancora non hanno una spiegazione. Nient’altro che vita, nel web come fuori.
E allora perché non continuare sulla propria strada, consapevoli di aver tracciato il percorso delle mamme blogger insieme ad altri, orgogliose sì di aver buttato semi di speranza, gioia, sostegno per altre donne, invece che recriminare il trito e ritrito “l’ho fatto prima io”, “mi hanno copiata e anche male”, “a prendere le idee altrui son tutti capaci”, “andate sulla bacheca e diteglielo, che quella ricetta è mia!”?
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Le mode nel mommy blogging si vedono e stancano velocemente. Le persone rimangono. A me piacciono i progetti ben centrati, quelli che rimangono integri nella loro essenza. Sono d’accordo con te, continuare sulla propria strada è la carta che premia. Fosse anche solo per il detto: chi si fa i fatti suoi campa 100 anni.
Sottoscrivo ogni tua parola, io mamma blogger vintage, ultimamente faccio fatica, perché in fondo tutto è già stato detto e fatto mille volte meglio.
Sono alla ricerca di un mio stile, se mai ne avrò uno, perché inserirmi in una qualche categoria mammesca di questi tempi, mi sta stretto.
Forse perché ultimamente fare la mamma blogger mi ha annoiato parecchio e non voglio più essere “solo” mamma.
Che ti adoro te l’ho mai detto? 😉
C’è un tempo per tutto. Non è facile capire quando fermarsi e deviare la rotta, riprendere in mano il timore sul serio e prendere atto di quella che è la nostra realtà, quella vera, palpabile. La realtà che non vogliamo ci lasci un domani con un bagaglio di rimpianti ma nemmeno una realtà che ci zavorri di sensi di colpa insopprimibili che ci porteremo in groppa per sempre. Ognuno dovrebbe sapere quale sia quel momento, ma non è facile riconoscerlo. Però paga.