Le donne, la famiglia e il lavoro

Ne ho parlato molte volte. Mi sento in prima linea in questa situazione spinosa e difficilmente risolvibile. Le donne negli ultimi 50 anni in Italia sono cambiate e hanno cambiato la società, questo lo sappiamo tutti. Ma siamo sicuri che sia tutto un percorso di miglioramento della propria vita e della propria condizione?
Se guardo la mia famiglia, senza andare troppo lontano o parlare in astratto, penso a mia nonna che, sarta prima del matrimonio, si è ritirata e ha cresciuto sua figlia. Non mi sono mai chiesta – e non le ho mai chiesto – se fosse soddisfatta di aver lasciato il lavoro, per la loro generazione era spesso così.
Poi vedo mia mamma che ha davvero sovvertito le regole delle generazioni precedenti, che ha lavorato – e lavora tuttora – e cresciuto contemporaneamente una figlia. Ha scelto una professione impegnativa, ma che le lascia molto tempo libero e le ha permesso di avere le stesse vacanze che avevo io da bambina. So che, potendolo fare, avrebbe lasciato il suo lavoro da qualche anno, ma tutto sommato è riuscita a gestire tutto in modo ottimale.

E poi ci sono io, che non mi accontento delle briciole di carriera lasciate dagli uomini e che cerco di ritagliarmi uno spazio in cui sentirmi appagata senza rinunciare alla famiglia. E, come sapete, non è affatto semplice.
Osservando le mie coetanee o le donne di qualche anno più grandi, ma nella mia stessa situazione, ho l’impressione che l’unica alternativa al subire l’egemonia maschile sia uscire dal sistema, creando qualcosa di nuovo e diverso. Ma non tutti hanno la possibilità, la capacità o la voglia di farlo.
Passano gli anni e la situazione non cambia in modo sensibile: le donne sbrigano quasi completamente le faccende di casa, si occupano dei figli e lavorano per contribuire al mantenimento della famiglia. E la parità dove sta?
Non c’è, semplice! E non ci sarà ancora per molti anni. Sono processi lunghi, è vero. Cambiare la mentalità di un popolo, sradicare la convinzione che La Mamma sia quell’angelo del focolare che si prende cura di tutti, “perché è fisiologico che sia così, perché un bambino piccolo ha bisogno ha bisogno della mamma, perché un uomo non ha la stessa sensibilità”, è un’impresa ardua.
Ma io vedo nelle mamme una consapevolezza nuova, una volontà di essere felici. E questo è il primo segnale di un risveglio delle coscienze.
Credo che il passo successivo lo possa fare lo Stato, rendendo obbligatorio il congedo di paternità e offrendo maggiori sostegni alle famiglie. E poi, finalmente, le donne potranno SCEGLIERE.
Mi piacerebbe sapere cosa scriverebbe una delle mie figlie se fosse lei, tra trent’anni, a scrivere questo post. Mi auguro e auguro a tutte le bambine di oggi, donne di domani, di poter scegliere il proprio futuro!

Questo post partecipa al Blogstorming di marzo.

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1 Comment

  1. Silvia 14 Mar 2012 at 10:15

    Sarà che nella mia famiglia le donne hanno sempre lavorato: una nonna aveva un negozio (che ha aperto DOPO aver avuto già una figlia) ed era il pilastro della famiglia, perchè mio nonno era tornato dalla guerra con tanti problemi di salute.
    L’altra a 24 anni aveva già 3 figli, e vivendo in campagna certo non si riposava, finiti i lavori in casa, il cucinare, c’era l’orto, la vigna ecc.
    Sicuramente erano più stanche di me, avevano meno scelte di me, e non avevano neanche il tempo di pensare a come “conciliare”.
    Certo, c’è sicuramente molto da fare per la parità in questo paese (cito a caso asili nido alla portata di tutti, servizi, flessibilità sul lavoro ecc), ma di sicuro non rimpiango il passato. speriamo davvero che le nostre figlie possano dire lo stesso.

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