Le buone maniere e le riunioni di scuola

tablet-tv-bambini

Durante le riunioni a scuola ho visto uscire il peggio delle madri e dei padri. Dai racconti degli insegnanti, che arrivano a riportare di mamme adagiate sulle sedie della classe che elegantemente poggiano i loro costosissimi camperos sul banco antistante, come novelle J.R. de noartri.

Ma questa è solo la punta dell’iceberg della cattiva educazione di chi dovrebbe crescere bambini educati. Alle riunioni della scuola ho scoperto una profusione di modi di fare ineducati, una valanga di atteggiamenti scostanti e un cataclisma di parole che sarebbe meglio tenere per sé.

Vediamo le principali cattive abitudini nelle riunioni di scuola e le buone prassi che invece tanto vorrei vedere diffondersi.

Gli avventori del bar

Siamo a una riunione a scuola. Ce ne sono 2, massimo 3 all’anno, per una durata totale di 4-6 ore. In un anno. Per quel tempo si può anche stare zitti. Ma se è proprio impossibile tenere a riposo le corde vocali, c’è un accogliente corridoio nel quale ci si può confessare senza far perdere 27 volte il filo del discorso a tutti i presenti, facendoli tornare a casa con la testa come un pallone. Oppure alla riunione si può non andare proprio.

 

I professoroni

Nella vita fanno gli avvocati, i commercianti, i contabili, i giornalai. Ma al calar del sole si trasformano tutti in… MAESTRI con esperienza cinquantennale – anche se di anni ne hanno 40. Così semplici riunioni di aggiornamento sull’andamento didattico si trasformano in caciarose kermesse di luoghi comuni e penosa messa in discussione degli insegnanti. Imparare ad ascoltare, partendo dal presupposto che le persone che abbiamo davanti fanno il mestiere di insegnanti da anni e hanno un grado di esperienza considerevole, senza contare gli studi che hanno fatto. Ecco, qui la regola di parlare la metà di quanto si ascolti diventa la base.

 

I “povero bambino”

Poi ci sono i genitori che, per proteggere i propri figli dallo zaino troppo pesante, dai compiti troppo faticosi, dalla maestra troppo severa e dai termosifoni troppo caldi si venderebbero l’anima al diavolo. E non perdono occasione per dipingere il loro “povero bambino” come una vittima di tutte queste situazioni insieme, cercando di coinvolgere nel piagnisteo le mamme più insicure. Un coro di “povero bambino” si alza a rendere l’aria della classe irrespirabile, con il risultato che respirando quell’aria i bambini invece che crescere diventano più piccoli.

Insomma, siamo a scuola. Non è un lager, non è una tragedia se hanno i compiti a casa e se qualcuna delle insegnanti è un po’ severa. Cresceranno nonostante tutto questo. Non sono altrettanto sicura che riescano a crescere nonostante i genitori, ma qui il Galateo c’entra poco.

 

I kontro

Di solito, non so spiegarmi il motivo, si tratta di padri. Nel bel mezzo della riunione, mentre si sta parlando delle difficoltà di apprendimento della tabellina del 3, uno dei kontro se ne esce con un intervento al vetriolo sulla politica economica globale che influisce negativamente sul pricing della mensa. La filippica si conclude con un retorico “vogliamo crescere i nostri figli in una società così?”. Mentre loro chiudono il loro discorso di 18 minuti tu ti chiedi cosa volessero dire. MAI seguirli su Facebook, potrebbero riempire la tua bacheca di interventi deliranti tanto quanto quelli di scuola.

 

Le Biancaneve

Sono quelle che credono che i loro bambini siano degli angeli, che il male non esista e che Photoshop sia un’invenzione dei Kontro. Casalinghe, hanno figli apparentemente angelici che si trasformano in diavoletti sadici non appena la graziosa mammina sposta il suo sguardo altrove. Ma anche davanti a lei, che però ha gli occhi foderati di prosciutto e non vede.

Alla riunione sono tipiche tirar fuori argomenti ad minchiam, cadendo perennemente dal pero. Non c’è rimedio, vanno ignorate.

 

 

Stasera mi aspetta una bella riunione di interclasse. Mi fate un in bocca al lupo?

 

0
(Visited 63 times, 1 visits today)

1 Comment

Leave A Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.