L’affido famigliare, un modo di essere genitori di bambini e ragazzi con una situazione familiare complessa alle spalle. Un’alternativa all’adozione? Un’esperienza importante per tutta la famiglia? Un gesto di generosità senza confini? Il racconto di chi l’affido l’ha vissuto in prima persona: Barbara e la sua famiglia.
Mi piace l’idea di promuovere l’esperienza dell’affido familiare, sull’onda emotiva di due post pubblicati da Cristiana…. I figli che non arrivano e la sorte delle gemelline di Losanna.
Non perchè ci sia affinità tra gli argomenti, ma perché quando si è di fronte a queste problematiche e inquietudini, ci rendiamo forse più conto che l’accoglienza e l’amore potrebbero essere chiavi di lettura e di azione nuove, nelle nostre mani, per fare meglio.
A questo proposito dunque vorrei raccontare l’esperienza mia e di mio marito con l’affido famigliare… Buona lettura e che questo sia per voi e per chi conoscete un piccolo seme nel deserto!
Sin da piccola ho sempre avuto in testa l’idea che avrei adottato uno o più bambini, adoravo l’idea di poter accogliere qualcuno che non aveva avuto la mia stessa fortuna, crescere in una bella e sana famiglia. Non conoscevo l’affido famigliare. Ma si sa, la vita è foriera di sorprese e la mia, la nostra, arrivò nove anni fa. All’epoca lavoravo in una comunità alloggio per bambini dai tre ai tredici anni. Iniziavo una meravigliosa convivenza con il mio compagno in una casa nuova e spaziosa. Lo spazio che c’era nel nostro cuore traboccante d’amore, c’era anche fisicamente. Una stanza vuota per accogliere. Ci siamo lanciati, volevamo assolutamente rendere partecipe uno di quei bambini della nostra felicità, condividere l’eccesso di tutto con altri. L’immagine che mi frullava per la testa era questa… un enorme vassoio pieno zeppo di frutta meravigliosa e così abbondante che era puro egoismo tenere solo per noi.
L’iter dell’affidoFatti i colloqui di rito ci hanno affidato una adorabile preadolescente; accertato nel giro di un paio di settimane che volesse provare a vivere con noi questa esperienza, ci siamo ritrovati ad arredare in 5 giorni la stanza vuota e ad iniziare a fare i genitori a tempo pieno.
L’inizio è stato inebriante, eravamo tre mine vaganti, desiderose che tutto andasse bene, bene, bene!
La quotidianitàPoi nel tempo sono iniziati i piccoli problemi della convivenza e la paura da parte della nostra piccola che la potessimo mandare via… naturalmente le rassicurazioni verbali non erano sufficienti per lei e così ci ha messo alla prova. Verificata la nostra tenuta nei suoi confronti, ha iniziato a verificare la nostra tenuta di coppia. Che periodo ragazzi. Ora sorrido, ma al momento ci veniva da piangere. Due anni erano passati lei si era finalmente adattata al nostro stile di vita, a scuola tutto bene, con la famiglia d’origine alti e bassi. Nel frattempo io scopro di essere incinta… che gioia, che meraviglia, tutto a gonfie vele. Glielo confidiamo, com’è naturale. Lei è parte della famiglia… la reazione è immediata e inattesa. Scoppia a piangere!
“Ora mi manderete via…” “No, no amore nostro tu sei qui hai diritto a starci come e quanto ci stiamo noi”. Il sole era subito tornato! L’amore nell’affidoDa lì solo un percorso in discesa… A diciotto anni è tornata dalla sua mamma, un po’ presto per noi, a nostro giudizio sarebbe dovuta rimanere con noi ancora qualche anno, ma lei ha preferito così.
Se potete, date una chances a qualcun altro, sarete voi stessi a beneficiarne.
Credetemi! Barbara, mamma di due bambiniAltre risorse:
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