Oggi sono molto contenta di potervi raccontare la storia di Elisabetta ed Ezio, che dopo un lungo iter hanno adottato due bambini. Spero che la loro testimonianza possa essere d’aiuto a coloro che stanno intraprendendo questo lungo e faticoso cammino.
– Per prima cosa mi piacerebbe conoscere il nome dei vostri due splendidi bambini, l’età e la loro nazionalità
I nostri bambini , fratelli fra di loro, si chiamano : Nibret, che ha 11 anni, e Webedel, che ne ha 9. Sono originari dell’Etiopia.
– Ci raccontate quale è stato il vostro percorso da quando avete deciso di intraprendere la strada dell’adozione a quando finalmente siete sbarcati in Etiopia?
Innanzitutto si inizia con un corso obbligatorio di tre giorni durante il quale vengono presentate tutte le tematiche inerenti l’adozione. Alla fine del corso si può presentare domanda ufficiale e in quell’occasione viene fissata subito la data dell’incontro che avverrà dopo mesi, con il giudice che darà o meno, l’idoneità. Durante quei mesi vengono fissati dei colloqui con psicologi e assistenti sociali che verificheranno se la coppia è pronta ad accogliere uno o più bambini nel proprio nucleo famigliare. Oltre a ciò bisogna effettuare esami medici i cui risultati vengono trasmessi direttamente al giudice.
Alla fine dei colloqui i dottori esprimono, con una lunga e dettagliata relazione, l’opinione circa la coppia e la loro casa, che nel frattempo visitano.
E’ necessario anche che i nonni esprimano il loro consenso ad accettare il nuovo bambino. Con tutta questa documentazione il giudice , durante il colloquio, da il proprio definitivo parere. Una volta in possesso dell’idoneità inizia la ricerca dell’ente che si occuperà di mettere in contatto la coppia e il bambino del paese prescelto. Naturalmente esiste anche la possibilità di chiedere l’adozione nazionale. Seguono altri corsi e circa dopo un anno si è pronti per dare il proprio mandato all’ente prescelto. A questo punto inizia la fase più difficile e cioè attendere che squilli il telefono con la notizia che è stato fatto l’abbinamento fra la coppia e il bambino. Per noi il telefono è squillato il 18 gennaio 2006 e ci è stato detto che, se volevamo, i nostri bambini si chiamavano Nibret, il maschio, Webedel, la femmina, ed avevano 6 e 4 anni. Con queste informazioni abbiamo deciso di accettare e siamo partiti il 18 settembre dello stesso anno. Altri mesi interminabili in cui si comprano indumenti e piccole cose per i tuoi figli non sapendo nulla di loro, ricevendo dall’ente una sola foto.
E’ necessario anche che i nonni esprimano il loro consenso ad accettare il nuovo bambino. Con tutta questa documentazione il giudice , durante il colloquio, da il proprio definitivo parere. Una volta in possesso dell’idoneità inizia la ricerca dell’ente che si occuperà di mettere in contatto la coppia e il bambino del paese prescelto. Naturalmente esiste anche la possibilità di chiedere l’adozione nazionale. Seguono altri corsi e circa dopo un anno si è pronti per dare il proprio mandato all’ente prescelto. A questo punto inizia la fase più difficile e cioè attendere che squilli il telefono con la notizia che è stato fatto l’abbinamento fra la coppia e il bambino. Per noi il telefono è squillato il 18 gennaio 2006 e ci è stato detto che, se volevamo, i nostri bambini si chiamavano Nibret, il maschio, Webedel, la femmina, ed avevano 6 e 4 anni. Con queste informazioni abbiamo deciso di accettare e siamo partiti il 18 settembre dello stesso anno. Altri mesi interminabili in cui si comprano indumenti e piccole cose per i tuoi figli non sapendo nulla di loro, ricevendo dall’ente una sola foto.
– L’emozione del momento in cui li avete conosciuti è indescrivibile. Ma quale è il primo ricordo legato a loro?
Da quando abbiamo deciso di adottare a quando si sono aperti i cancelli della missione sono passati 3 interminabili anni per noi che abbiamo avuto la fortuna di non incontrare nessun problema sulla nostra strada. Ma quel giorno è stato indescrivibile : abbiamo riconosciuto subito, in mezzo ad una folla di bambini che correvano incontro al nostro furgone , i nostri due piccoli; erano vestiti a festa (per quanto si possa in quei paesi) e avevano nelle loro mani le foto nostre che erano state loro consegnate dall’ente. Ci hanno riconosciuto subito , ci hanno preso per mano e ci hanno portati a quella che per tre settimane è diventata la camera comune di 4 persone , una nuova famiglia, fatta di due adulti e due bambini che neanche parlano la stessa lingua. Inutile dire che sono state le settimane più intense della nostra vita.
Da quando abbiamo deciso di adottare a quando si sono aperti i cancelli della missione sono passati 3 interminabili anni per noi che abbiamo avuto la fortuna di non incontrare nessun problema sulla nostra strada. Ma quel giorno è stato indescrivibile : abbiamo riconosciuto subito, in mezzo ad una folla di bambini che correvano incontro al nostro furgone , i nostri due piccoli; erano vestiti a festa (per quanto si possa in quei paesi) e avevano nelle loro mani le foto nostre che erano state loro consegnate dall’ente. Ci hanno riconosciuto subito , ci hanno preso per mano e ci hanno portati a quella che per tre settimane è diventata la camera comune di 4 persone , una nuova famiglia, fatta di due adulti e due bambini che neanche parlano la stessa lingua. Inutile dire che sono state le settimane più intense della nostra vita.
– Ora sono con voi da più di un anno. Come è stato diventare genitori da un giorno all’altro di due bambini?
Per noi è stato molto facile perché i nostri bambini erano consci di aver perso i genitori per malattia, e quindi da subito ci hanno accettato come nuovi genitori. Hanno ancora ora un ottimo carattere, sono estremamente solari, dolci e nonostante il cambio totale intorno a loro di lingua, cibi, clima , abitudini e colore della pelle , non hanno mai lamentato nulla.
– Come è stato il primo periodo di convivenza in Italia per voi e per loro?
Come mamma ho usufruito di 4 mesi di maternità e quindi sono stata a loro disposizione 24 ore su 24. In realtà l’estranea ero io in quanto loro giocavano, parlavano, guardavano la tv tutto con estrema serenità ed io non capivo assolutamente nulla per tre mesi. Poi , improvvisamente, hanno iniziato a parlare italiano e tutto è stato molto più facile. Ci sono comunque tutta una serie di ottemperanze burocratiche e mediche da seguire per cui riportarli ad una situazione di normalità è stato lungo e impegnativo.
– Alle coppie che non hanno ancora preso una decisione sull’adozione, che consiglio dareste?
La cosa che si nota sin dal primo momento che ci si mette sulla strada dell’adozione è che sarà lunga, spesso non facile e che tutti cercano di metterti alla prova. Se si resiste è perché la volontà è assoluta altrimenti è quasi impossibile arrivare fino alla fine del percorso. Non ci siamo mai scoraggiati e ci siamo fatti forza a vicenda a seconda di chi in quel momento era più fragile . Lo è quasi sempre la mamma. C’è da dire che , per esperienza, abbiamo visto che , in realtà, è giusto mettere alla prova la coppia prima perché , per quanto si possa immaginare, l’arrivo di un bambino adottato è l’arrivo di un bambino che comunque si porta dietro già una storia con la quale tutti dovranno , prima o poi, fare i conti. Per noi è stato essenziale l’aiuto ricevuto dal team di assistenti sociali e psicologi , che, ancora adesso , con grande professionalità, ci seguono nelle fasi della crescita.
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Ho letto tutto il post con un nodo in gola. Bellissimo.
Non ti dico io mentre rileggevo l’intervista… Le esperienze come quella di Elisabetta sono commoventi e toccanti. Ho sempre ammirato l’amore davvero incondizionato e gratuito dei genitori adottivi o aspiranti tali.
Una storia meravigliosa. Quello che mi colpisce nelle persone che scelgono di adottare uno o più bambini è la forza che dimostrano nel loro percorso. Ed è bellissimo che due fratellini possano vivere la loro vita insieme.