I diritti naturali dei bambini: il diritto all’ozio

“Mamma, io non so a cosa giocare, uffa!”

Questa frase mi perseguita. Sofia, nei pomeriggi di inattività, così preziosi per recuperare energie e per mettere in campo le sue doti di creativa in erba, ha un primo momento di spiazzamento in cui non sa come occupare il tempo.

La prima richiesta è quella di accendere la tv o farle vedere un dvd – e al mio rifiuto risponde contrariata. Poi vorrebbe che facessimo “un lavoretto”: ogni tanto trascorriamo il pomeriggio tra colori e materiali nuovi, ma non sempre ho tempo da dedicare. A volte fingo di non poter fare i lavoretti per stimolarla a svolgere attività in autonomia, ad organizzare il gioco, il tempo e lo spazio da sola.
Di solito le sue lamentele lasciano spazio in pochi minuti a giochi fichissimi, a costruzioni strabilianti, a lavoretti fantasiosi, a storie incredibili, a giochi senza un finale prestabilito, a spettacoli mirabolanti e al divertimento assicurato.
Dall’ozio vengono fuori i migliori momenti per le mie bambine, l’occasione per sperimentare e crescere in libertà. Non per nulla il diritto all’ozio è il primo dei diritti naturali dei bambini.

Parlando a scuola con gli adolescenti, mi sono resa conto che non tutti i genitori la pensano come me su questo tema: dovendo programmare una lezione extra, mi sono scontrata con ragazzini a cui non è concesso nemmeno un pomeriggio – o qualche ora – di libertà da impegni presi per loro dagli adulti. Neanche nel weekend c’è spazio per annoiarsi, lo sci o le gare di altri sport lo occupano per intero, costringendo i ragazzi a levatacce e stress aggiuntivo.
Sarà, ma io in questa corsa forsennata vedo ben poco di positivo: se già a 4 anni i bambini svolgono 2-3 attività extra-scolastiche, quando avranno tempo per capire davvero cosa piace loro, per imparare a conoscersi?

Molti genitori trascorrono tutta la giornata fuori casa e per compensare la propria assenza pianificano tabelle di marcia improponibili ai propri figli, per tenerli occupati e non lasciarli annoiare, come se la noia fosse un nemico da combattere.
Il senso di colpa per non esserci spinge i genitori ad offrire attività fichissime ai propri bambini, convinti che “tanto se ci sono io o meno cambia poco, per fare da autista va bene anche la baby-sitter o la nonna!”.

Se la smettessimo di proiettare le nostre esigenze e i nostri vuoti sui bambini e lasciassimo che i piccoli si misurassero con se stessi, non sarebbe più costruttivo?
Voi avete paura della noia?

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4 Comments

  1. lipstikanddummy 18 Giu 2013 at 09:28

    “Ma tutto il resto è noiaaaa” diceva il Califfo. Io mi scontro giornalmente con questo problema. Mio marito un giorno ha detto ” La noia uccide”…per questo motivo noi siamo una famiglia senza tempi morti. In un week end riusciamo a inserire diecimila attività…ma la società ora è così. Bisogna andar veloci, poco tempo libero, quindi si concentra tutto. Stiamo, però, sbagliando. Bisogna insegnare ai nostri bambini a decelerare, dobbiamo insegnare loro la noia e la meditazione…che ne è di quelle domeniche lunghissime e noiose passate in casa con in sottofondo la Formula 1? ( io la mia infanzia me la ricordo così)

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  2. La mia vita semplice 18 Giu 2013 at 10:45

    quando mio figlio avrà imparato a leggere (per ora leggiucchia solo qualche parola perchè andrà a scuola a settembre) spero che troverà piacevole l’intrattenimento e la compagnia data da un buon libro per bambini. Non è facile intrattenerli quando sono piccoli, e capisco che a volte i nonni non sono così in gamba da coinvolgerli in attività ‘fisiche’.

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  3. Cristiana Calilli 18 Giu 2013 at 14:40

    @lipstikanddummy credo che rallentare i ritmi significhi rispettare le esigenze dei nostri bambini, che non hanno i nostri tempi… E vedrai che la noia piacerà anche a te!

    @La mia vita semplice, anche io non vedo l’ora che Sofia inizi ad assaporare un buon libro in un pomeriggio di relax.

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  4. Alessia Bruno 19 Giu 2013 at 09:10

    Buongiorno mamme, penso che noi andiamo a lavorare, minimo 8 ore, i bimbi invece vanno a scuola, asilo e attività annesse. Mi piace vederlo come un vero e proprio lavoro, anche per loro, ho insegnato ai miei bimbi che la puntualità non è un optional, il lunedì non è un giorno festivo, ma a scuola, se pur materna e nido, (i miei bimbi hanno 5 e 2 anni) bisogna andare. quindi il pomeriggio quando tornano a casa, il sabato e la domenica, e durante le vacanze mi piace che seguano i loro ritmi biologici, devono riposarsi i nostri bimbi e godersi i momenti non organizzati, dando spazio alle loro idee, noi dobbiamo solo accompagnarli. viva le vacanze e abbasso l’orologio! vi abbraccio

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