Se sei nata nella seconda metà degli anni Settanta o nei primi Ottanta, è probabile che tu abbia avuto un periodo di dipendenza dai Take That, la boyband che ha ricalcato le gesta dei fratelli maggiori Duran Duran superandone addirittura la popolarità. Indovina un po’, chi scrive è stata una groupie dei Fab5, come con poca modestia si facevano chiamare i ragazzini di Manchester.
Gli anni della seconda e della terza media per me e per il mio gruppetto di amiche sono stati ai limiti della realtà: parlavamo di Mark, Robbie, Gary e compagnia bella come se fossero ragazzi in carne ed ossa, sognavamo di baciarli, di fidanzarci con loro e non vedevamo più neanche i ragazzini che ci stavano intorno – a dirla tutta questa è stata una gran fortuna, vista la quantità di ormoni che avevamo in corpo…
Il mio primo concerto è stato il 28 aprile 1995, al Palazzetto vicino allo “Stadio Delle Alpi”, sì, quello con un’acustica intollerabile. 4 quattordicenni accompagnate dalla diciottenne tedesca ragazza alla pari da mia zia, con scritto “Robbie” (o Mark a seconda dei casi) “ti amo” sulla guancia e la fascia dei TT sui capelli. Si narra che i due papà venuti a prenderci, vedendoci avvicinare, si siano detti “Speriamo che non siano loro!”.
Ebbene sì, non capivo più nulla. Qualche giorno fa mi è capitato di rivedere lo spezzone di “Non è la RAI” in cui i miei idoli erano ospiti (prima o poi parleremo anche dei modelli a cui siamo sopravvissuti noi nati negli anni Ottanta…). Ebbene, 21 anni dopo, ricordavo quasi tutto a memoria. Già, VHS alla mano, ogni trasmissione in cui comparivano veniva registrata, tagliando gli spot con scatto felino dal divano per interrompere la registrazione e farla ripartire al momento giusto. Le videocassette venivano archiviate e riviste 100.000 volte. Piangevo davanti alla tv, cantavo e ballavo come loro. Insomma, una deficiente! Nella mia rimbecillitudine, dimostravo di avere già ottimi gusti e il fiuto per il talento. Non mi piaceva uno a caso, mi piaceva l’unico che avrebbe avuto successo vero e duraturo: Robbie Williams.
Ma torniamo alla domanda iniziale, chi ti piaceva dei Take That? Dalla risposta a questa domanda si possono capire molti aspetti di te! (Naturalmente stiamo giocando, eh!)
Robbie Williams, il bad boy
Il più casinista del gruppo (allora lo vedevo così), il più drogato del gruppo (oggi ho capito qualcosina in più…), il bad boy dei Take That. Se eri fan di Robbie, oggi sai che a te le cose semplici non sono mai piaciute, ti sei innamorata sempre del più carismatico e stronzo della compagnia e, però, ti sei divertita un mondo. Non è così? Forse però, anche tu, alla fine, hai sposato il bravo ragazzo di cui apprezzi ogni giorno la calma e la solidità.
Mark Owen, il cucciolo
Voce soave, fisico gracilino e occhi da gattino di Facebook. Non era macho, era dolce e andava protetto. Rassegnati al tuo destino, bastano due occhi dolci a lasciarti intortare. Mark è l’emblema della pericolosissima categoria degli uomini potenzialmente più subdoli. Basta ricordarlo mentre canta “Babe” per scioglierci tutte dalla tenerezza.
Gary Barlow, il cicciottello
Se tra quei gran fighi dei Take That il tuo preferito era Gary, sei indiscutibilmente una donna a cui l’aspetto fisico non importa. Anzi, le maniglie dell’amore sono il tuo appiglio preferito. Guardati indietro, guardati accanto: non hai avuto fidanzati rotondetti, non hai un marito morbido?
Una considerazione: a distanza di 20 anni, Gary appartiene ora alla categoria di quelli che “più invecchia più è figo”.
Jason Orange, il ragazzo immagine
Jason era quello bello e inutile, il ragazzone da portare in giro per farsi vedere e invidiare dalle amiche, da scaricare al primo incontro con il bruttino carismatico. Insomma, se avessimo avuto qualche anno in più Jason sarebbe stato quello da una botta e via. Scommetto che, se ti piaceva Jason, sei una a cui piacciono le avventure e che davanti ad un bicipite scolpito non ragiona più. Sbaglio?
Howard Donald, l’alternativo (per finta)
Davvero c’era qualcuna a cui piaceva? Il più inutile dei Take That – si contende il titolo con Jason – io me lo ricordo per la break dance e per i dread che ad un certo punto sono comparsi sulla sua testa. Se il tuo idolo era Howard sei una persona che non da nulla per scontato, un’anticonformista senza eccessi – altrimenti non avresti ascoltato i Take That ma i Deep Purple. Ancora oggi il tuo animo è kontro, vero?
Ricordami questo post quando mi lamenterò perché le mie figlie adolescenti saranno oche, ok? 🙂
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Io ero una fan sfegatata dei take that e mia figlia li conosce tramite questi ricordi che ti hai illustrato peccato ora non ci siano piu’ band che fanno sognare