Conciliazione, politica e asili nido

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Gli asili nido sono l’unica politica che il nostro Stato può attuare per la parità, la conciliazione e l’occupazione femminile? Sembra che tutto il sistema si basi su quello ed è l’unico punto di cui si sente discutere. Ma anche su quello siamo fanalino di coda in Europa.

Cambiamenti più radicali nella cultura di un popolo sono lunghi e costosi da mettere in pratica, me ne rendo conto. Ma nel confronto tra i possibili leader del centro-sinistra solo Laura Puppato ha nominato le donne in modo costruttivo “Sogno un mondo in cui le donne non debbano scegliere tra maternità e lavoro” ha detto nel suo ultimo intervento. Non pervenuti sul tema gli altri 4, non a caso, uomini.

Dove voglio arrivare? A dove siamo oggi, a capire fino a che punto noi famiglie con bambini stiamo agli ultimi posti in quelle che sono ritenute emergenze per il Paese.

Nessuno si scandalizza più per ricerche (Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, novembre 2012)  da cui si evince che 1 bambino su 4 rimane nelle graduatorie dell’asilo nido pubblico senza potervi accedere, senza contare chi proprio non ci prova optando per soluzioni private a un prezzo molto più elevato. Ciò che mi lascia basita è che solo il 13% del totale dei bambini tra 0 e 3 anni ha accesso ai nidi NEI CAPOLUOGHI DI PROVINCIA. Solo un quinto dei Comuni ha asili nido sul proprio territorio.

Ricordiamoci che l’Agenda di Lisbona si era data per il 2010 – due anni fa – l’obiettivo minimo di copertura al 33% – e noi, due anni dopo, stiamo al 13,3%. E nessuno se ne preoccupa.

I leader di oggi come quelli di domani sono troppo impegnati a tenersi stretta la loro poltrona – o a crearsene una – per occuparsi di sviluppare politiche per il bene comune, che porterebbero risultati in un arco di tempo esteso, troppo esteso per il loro interesse personale.

Migliorare le politiche sociali, sostenere le donne e le famiglie non interessa più, troppo dispendioso in termini di tempo e risorse.
Meglio che le donne rinuncino al proprio lavoro o tentino di conciliare l’inconciliabile.

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3 Comments

  1. networkmamas 14 Nov 2012 at 20:19

    Ciao, sono Cristina di Networkmamas.it. Come sai, noi miriamo proprio, in un futuro ravvicinato, ad aiutare le mamme a conciliare famiglia e lavoro. Mi accorgo anche però, soprattutto vivendo in provincia, che il concetto di servizi, come le scuole, sia in netto contrasto con una fortissima politica di costruzioni di immobili, a dir poco selvaggia. Dove viviamo noi non esiste il nido, nè le scuole medie e Viola si è fatta la sezione primavera nella scuola materna che tutt’ora frequenta, visto che anche a 3 anni, ci hanno escluso dalla materna del paese, perchè io non lavoro. In compenso sorgono case continuamente e tutti i nuovi abitanti, perlopiù giovani, si trovano nei guai non sapendo dove lasciare i figli

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  2. Cento per cento Mamma 16 Nov 2012 at 16:15

    La mancanza di asili nido è il primo problema da affrontare. Ma non vorrei che ci si nascondesse dietro quello dimenticando tutti gli altri aspetti che rendono la vita lavorativa delle mamme impraticabile.

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  3. Cordeza 20 Nov 2012 at 10:27

    La mancanza degli asili nido, la mancanza di vere politiche sociali, la mancanza dei rapporti umani… viviamo in un paese in cui la maternità è un vanto solo per fare belle chiacchere. Le mamme, lavoratrici o no, vengono spesso viste come un peso per la società, in quanto “ferme” nella produzione di denaro. Non viene intuito, invece, il gran apporto per il futuro. Ho un figlio di due anni, lavoro e sono costretta a lasciare il bambino presso un nido privato (eppure vivo a Bari… ma i quartieri periferici non hanno strutture!) per non “perdere il lavoro”. Dopo 3 anni a casa il reintegro non viene agevolato… non voglio denaro, voglio avere gli stessi diritti di un collega uomo!!!

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