Torino Juventus 2015: il calcio non è uno sport per bambini

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Il derby di Torino è una partita molto sentita, che smuove la passione sportiva di un’intera città. Fin qui nulla di strano, anzi, sarebbe un’occasione per tifare insieme, per appassionarsi allo sport, per vivere un’emozione.

Ma niente da fare, anche questa volta la partita di calcio è stata messa in secondo piano, relegata a contorno di violenze e assalti. Il risultato di Torino Juventus 2015 è guerriglia urbana, un assalto al pullman della squadra, una bomba carta lanciata in curva, 10 feriti.

Lo stesso giorno, un giocatore dell’ Atalanta, Denis, tira un pugno ad un altro giocatore, negli spogliatoi. Questo è l’esempio che danno i miti del calcio.

Tutto ciò è inammissibile. Persino l’allenatore della Juventus, Massimiliano Allegri, ha detto durante l’intervista a fine partita che “Portare adesso i bimbi allo stadio è da folli”. E allora che senso ha andare avanti a giocare? Che senso ha portare i bambini alla scuola calcio? Che senso ha idolatrare i giocatori?

Il calcio per me dovrebbe essere morto. Ieri su Facebook ho sfogato la mia rabbia nei confronti di chi ha ridotto una passione che dovrebbe unire, far crescere e stimolare la competizione buona e sana ad un esercizio di forza, di violenza e di bestialità. L’ho fatto suggerendo pene severe nei confronti delle società di calcio, perché credo fermamente che episodi come quelli di Torino Juventus 2015 possano essere evitati solo punendo le squadre per le colpe delle proprie tifoserie. È inammissibile pensare che lo Stato si debba accollare i costi delle distruzioni perpetrate dagli ultras. È giusto non solo che le società paghino i danni, ma anche che vengano penalizzate nel torneo. Ecco il mio programma: partite annullate nel caso di scontri pre-partita (annullate e non più recuperate), 3 punti di squalifica per ogni episodio di violenza e al raggiungimento di 15 punti di squalifica, retrocessione.

Credo che basterebbe questo per interrompere una catena infinita di pestaggi, lanci di bombe e di sassi contro persone e cose. E se non bastasse, stop al calcio, di qualunque serie e livello.

Se i genitori dei piccoli calciatori sono così ignoranti da prendere in giro un “avversario” perché di colore, se il sogno di tanti papà e mamme è vedere il proprio “campioncino” sfondare non importa come o perché, allora è il caso di dire basta ad uno sport che di sportivo non ha più nulla.

Il calcio, purtroppo, tira fuori il peggio delle persone. Oggi è così e sfido chiunque a dimostrare il contrario. Allora, basta. A casa nostra il calcio non entra più, se non con qualche partita sporadica che solo Andrea guarda alla tv. Le bambine stanno crescendo del tutto ignare dell’esistenza di questo sport, cresciute a pane e basket.

Se non è possibile fermare il calcio, ho deciso di fermarne la presenza nella mia vita. Dopo Torino Juventus 2015, calcio addio. Con una lacrimuccia, ma per me sei morto.

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1 Comment

  1. Matteodellanegra.com 12 Ago 2015 at 00:21

    Se negli Stati Uniti simili strumenti vengono proposti fuori dal controllo medico,
    solleticando il narcisismo maschile con slogan infarciti di parole come “vigore”
    e “potenza sessuale”, in molti casi condizioni morfologiche e di sviluppo dell`organo influenzano negativamente sesso e psiche.

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