L’origine della tradizione dell’albero di Natale

L’immagine dell’albero come simbolo del rinnovarsi della vita è un tradizionale tema pagano, presente sia nel mondo antico sia medioevale e, probabilmente, in seguito assimilato dal Cristianesimo.
L’abete, conifera sempreverde, è probabile che richiami il perpetuarsi della vita anche in inverno. Presso molti popoli, in particolare gli Indoeuropei, l’Albero Cosmico rappresenta la manifestazione divina del cosmo. Ne sono esempi l’albero Cosmico indiano e l’Albero della Vita (Genesi 2 ,3).

La derivazione dell’uso moderno da queste tradizioni, tuttavia, non è stato provato con certezza anche se sembra che sia nata a Tallinn, in Estonia nel 1441, quando fu eretto un grande abete nella piazza del Municipio, attorno al quale giovani scapoli uomini e donne ballavano insieme alla ricerca dell’anima gemella. Tradizione poi ripresa dalla Germania del XVI secolo. È stato identificato, fra i primi riferimenti storici alla tradizione, una cronaca di Brema del 1570, secondo cui un albero veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta.
La città di Riga è fra quelle che si proclamano sedi del primo albero di Natale della storia (vi si trova una targa scritta in otto lingue, secondo cui il “primo albero di capodanno” fu addobbato nella città nel 1510).
Il teologo luterano Oscar Cullmann sostiene che l’albero di Natale accoglie, certamente, i miti dell’albero, simbolo del rinnovarsi della vita, delle antiche genti europee (e asiatiche e amerindi ecc.), ma direttamente esso trae la sua origine dagli alberi innalzati, e ornati di frutti e altri simboli cristiani, davanti alle cattedrali: durante queste cerimonie, quasi liturgiche, si mettevano in scena episodi biblici, come il Genesiaco racconto dell’antro della vita.
Prima di questa prima apparizione “ufficiale” dell’albero di Natale si può però trovare anche un gioco religioso medioevale celebrato proprio in Germania il 24 dicembre, il “gioco di Adamo e di Eva” (Adam und Eva Spiele), in cui venivano riempite le piazze e le chiese di alberi di frutta e simboli dell’abbondanza per ricreare l’immagine del Paradiso.
In epoca successiva gli alberi da frutto vennero sostituiti da abeti poiché questi ultimi avevano una profonda valenza “magica” per il popolo. Avevano specialmente il dono di essere sempreverdi, dono che secondo la tradizione gli venne dato proprio dallo stesso Gesù come ringraziamento per averlo protetto mentre era inseguito da nemici. Non a caso, sempre in Germania, l’abete era anche il posto in cui venivano posati i bambini portati dalla cicogna.
L’usanza, originariamente intesa come legata alla vita pubblica, entrò nelle case nel XVII secolo ed agli inizi del secolo successivo era già pratica comune in tutte le città della Renania. L’uso di candele per addobbare i rami dell’albero è attestato già nel XVIII secolo.
Per molto tempo, la tradizione dell’albero di Natale rimase tipica delle regioni a nord del Reno. I cattolici la consideravano un uso protestante. Furono gli ufficiali prussiani, dopo il Congresso di Vienna, a contribuire alla sua diffusione negli anni successivi. A Vienna l’albero di Natale apparve nel 1816, per volere della principessa Henrietta von Nassau-Weilburg, ed in Francia nel 1840, introdotto dalla duchessa di Orléans.
La diffusione completa anche tra i cattolici è culminata con la tradizione, introdotta durante il pontificato di Giovanni Paolo II, di allestire un grande albero di Natale in piazza San Pietro a Roma. D’altronde un’interpretazione allegorica fornita dai cattolici spiega l’uso di addobbare l’albero come una celebrazione del legno (bois, in francese è sia inteso come “albero” sia come “legno”) in ricordo della Croce che ha redento il mondo
Nei primi anni del novecento gli alberi di Natale hanno conosciuto un momento di grande diffusione, diventando gradualmente quasi immancabili nelle case degli Europei e dei Nordamericani, e venendo a rappresentare il simbolo del Natale probabilmente più comune a livello planetario.
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