Vivere la maternità con serenità

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Credits: ricky01

 

Maternità e lavoro dipendente: un connubio che spesso crea problemi sia alla futura mamma sia all’azienda. Sensi di colpa, paura di perdere la posizione per la quale si è lavorato per anni, timore di lasciare il datore di lavoro in difficoltà: tutte queste sensazioni rendono difficile il distacco dall’attività lavorativa per la mamma incinta. Problemi organizzativi, difficoltà nel gestire i passaggi di consegne, delicatezza della situazione: queste le criticità per l’azienda.

Dal punto di vista dei diritti, grazie anche alle battaglie delle donne che ci hanno preceduto, esiste una tutela lavorativa per le donne gravide, anche se con diverse sfumature a seconda del lavoro svolto. Per approfondire le regole in materia di maternità e lavoro dipendente, leggete qui.
Vorrei fare una riflessione sull’aspetto emotivo del distacco dal lavoro. A mio avviso è molto importante che le future mamme possano decidere con libertà se lavorare fino alla fine del settimo mese o alla fine dell’ottavo, avendo così un mese in più per occuparsi del bambino. Diciamo spesso che la gravidanza non è una malattia. Detto questo, però, l’ottavo mese può essere pesante per il corpo delle donne, soprattutto se coincide con i mesi estivi. Consiglio quindi di fare una riflessione e ponderare la scelta, non pensando di essere delle super-eroine.
Spesso vedo oscillare le donne fra due estremi opposti, ovvero la gravidanza è una malattia (non accertata, chiaramente, ma vissuta come tale) e la gravidanza non è un impedimento per nessuna cosa. La mia percezione di gravidanza sta nel mezzo, anche se riflettendo e pensando alla quantità di ore di lavoro di tutta una vita o anche solo di un anno (quello in cui si potrebbe essere “sollevati” dal lavoro) mi vien da dire: forse ce lo possiamo anche permettere di essere “solo mamme” per un periodo di tempo.

Nessuno di noi è insostituibile – e soprattutto i nostri mesi a casa sono alle porte – quindi valutiamo con serenità anche la possibilità di staccare del tutto dall’ambiente di lavoro. Essere disponibili significa fare con coscienza il passaggio di consegne, essere serie fino all’ultimo giorno di lavoro. Ma poi stop. Tenere il telefono sempre acceso, rispondere alle mail di lavoro non è dovuto, né utile, sul lungo periodo, per nessuno. Certo, le emergenze ci sono e sarà apprezzata la nostra disponibilità.

Il passaggio di consegne è previsto e legittimo, perchè non programmarlo insieme al nostro datore di lavoro per tempo? Lascerà più tranquille noi, permetterà a chi ci sostituirà di farci tutte le domande per capire e per il datore di lavoro la certezza che le cose vadano avanti.

Ricordo, a me stessa e a tutte le altre donne, che la maternità è un momento della vita che potrebbe ripetersi, ma anche no.  Penso quindi che sia giusto viverla fino in fondo, per non avere il rimpianto di non essersene nemmeno accorte.

La vostra esperienza qual è?

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