Curve, case, silenzi. Venire qui è un viaggio dentro me stessa, un riappropriarmi della mia essenza, uno scavare incessantemente dentro i miei desideri e i miei demoni.
Solo questo luogo sa riportarmi a me, solo davanti all’immensità del mare, al magnetismo dei graniti, all’incontro con un popolo misterioso che non c’è più, alla durezza della Natura, solo qui io rinasco. Rido forte come da nessun’altra parte, piango, respiro finalmente a pieni polmoni.
Un mostro è seduto sul mio torace, da mesi, e il mio respiro è leggero e contratto. Con fatica riesco a renderlo ogni giorno, ogni ora, un poco più profondo e vero. Quel terrore del baratro, che non mi permetteva di respirare per evitarmi di caderci dentro, si fa consapevolezza, si fa realtà.
Io, al centro della mia vita, per la prima volta. Qui. Con il mare davanti, i piedi bagnati e i Cure fin nel cervello. Respiro. Riapro canali chiusi. Mi chiedo cosa IO voglia fare della MIA vita, consapevole come mai prima che il tempo non è sempre.
Quell’amore viscerale che mi lega a loro due non mi sbilancia più, quel cordone si fa filo, ognuna di noi con la propria vita, nella propria vita.
Ritrovare il mio equilibrio non è facile, ma poi forse è proprio qui che sbaglio. Troppe domande, troppi problemi, troppo “se faccio così lui cosa penserà?”, troppe azioni fatte per paura di non essere accettata o amata davvero.
L’amore non si compra, l’amore non si conquista. O c’è o non c’è. Ma non è questo il centro. Qui ci sono io, con i miei piedi nel mare e i miei capelli nel vento, un po’ più viva, un po’ più consapevole e un po’ meno anestetizzata.
Io, il mio mare e l’immensità.
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