Che senso ha? La domenica sera mi immergo, pronta a partire, e corro corro corro fino a mercoledì sera. La sensazione di libertà che mi deriva dalla giornata a casa il giovedì è offuscata dalle centinaia di cose che lascio indietro negli altri giorni. Paradossalmente, il giovedì diventa il giorno più caotico e frustrante della settimana. Ma di questo vi ho già raccontato. Il venerdì è un brutto sogno e mi aggrappo con forza all’idea del weekend in arrivo per superarlo. So che la maggior parte delle mamme si trova nella mia stessa situazione, ma questa consapevolezza non mi aiuta. Mal comune mezzo gaudio proprio non funziona.
E’ una vita in apnea, una vita a metà. Vedo le mie bambine sfuggirmi di mano, quendo ho tempo di fermarmi ad osservarle, mi sembrano già cresciute rispetto all’ultima volta che l’ho fatto.
Sotto stress non rendo. Non rendo sul lavoro, figuramoci come mamma. Mi faccio prendere dalla routine e non presto attenzione ai dettagli, quelli che, a conti fatti, sono l’importante della vita. Divento un katerpillar. Vado avanti, sempre in apnea, guai a respirare, tutta la settimana e quando finalmente mi rilasso sono talmente sommersa dai compiti che mi attendono da giorni, che i weekend volano via in un soffio.
Ho provato a salire in superficie a prendere aria, ma il risultato è dimenticare di preparare il pranzo per Cecilia, lasciare zainetti in giro e perdere chiavi. O peggio, rischiare che l’incaricato di turno nella presa delle bimbe al mattino o all’ora di pranzo, se non sollecitato, se ne dimentichi.
Dunque, che fare?
Accettare che questa sarà la mia vita almeno per altri 10 anni o cercare di cambiare? Lo sto già facendo, ma chi dice che ce la farò?
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Cambiare , cambiare e ancora cambiare secondo me non isogna arrendersi mai e lottare per vivere il meglio possibile, Auguroni!!!
Grazie Elisabetta! Ce la farò, ne sono convinta… Ma che fatica! Non si può guardare la nostra vita che ci scorre tra le mani stando a guardarla. Quindi, si cambia e si cambierà. Solo che i periodi di passaggio sono duri e lunghi!
Un abbraccio
Cerca di eliminare il superfluo. So che sembra tutto dannatamente importante, ma bisogna fermarsi, analizzarsi e capire quali sono le reali priorità. Non continuare a farti sommergere! Fare troppo porta a fare male. E a beccarsi un esaurimento nervoso. Credimi che so di cosa sto parlando.
Ciao Cristiana,
sinceramente a me il tuo problema non sembra cambiare o meno vita.
credo che il tema sia come affronti le cose: nel tuo lavoro non trovi proprio alcun interesse o motivazione? davvero ti sentiresti realizzata a stare a casa? (e non solo ora, ma anche tra 5 o 10 anni, quando le tue bimbe saranno più indipendenti e per te sarà – purtroppo – impossibile rientrare nel mondo del lavoro)
Non so, è vero che siamo tutte diverse, e meno male, ma per me il lavoro è certo sostentamento economico, ma anche realizzazione personale, interesse, identità al di fuori dell’essere mamma, che per me è importantissimo e al primo posto, ma non esaurisce al 100% chi sono io e che cosa so fare. le pulizie di casa non fanno per me, la spesa al mercatino è divertente ma non mi basta. i bambini vanno all’asilo, e gran parte della giornata non la riempiono più.
perchè se il tuo è solo un problema di affanno o stanchezza, credo che il punto sia, come hai evidenziato anche sul tuo blog, che non sei capace di “mollare la presa” e farti aiutare di più.
con due bimbi piccoli ci vuole un po’ per trovare l’equilibrio, ma secondo me rischi di mandare la tua vita a gambe all’aria in modo poco razionale, presa dallo sconforto.
invece a volte basta poco: qualche ora in più di colf, una nonna/baby sitter per prenderti un paio d’ore per te stessa, comprare la pizza per cena e passare più tempo di qualità con le tue bimbe (giocare con loro invece di stressarti a pulire casa o fare altre cose “indispensabili”).
E alla fine, molto fa come prendiamo le cose, quanto impariamo a non farci schiacciare e a godere del molto che abbiamo.
Scusa la predica…
Silvia
Ciao Silvia, hai certamente ragione su molti punti. Il mio cambio di vita non prevede tra le possibilità, quella di rimanere a casa a fare la mamma e la casalinga non è neanche ipotizzata. per le stesse tue ragioni non potrei mai pensare di restare a casa per sempre. La mia idea è una via di mezzo, chissà se percorribile, che mi permetterebbe di gestire tutto con più flessibilità e serenità. Ma chissà se ci riuscirò…
Quando leggo di giornate come le tue, so perfettamente di cosa si parla perchè l’ho vissuto anche io: la paura di perdersi i pezzi, di dimenticare le istruzioni per la baby sitter, di lavorare con un tarlo in un angolo della mente. E’ normale se si ha uno o più bambini, ma non è normale secondo me la mole titanica di lavoro che si chiede a una donna che ha figli e lavora. Serve grande affiatamento con il compagno nel condividere i compiti, soprattutto aiuti familiari di cui potersi fidare e una rete inossidabile che ti ripari dagli imprevisti (baby-sitter a prova di assenza, suoceri o genitori patentati e in gamba, non ottuagenari).
Non è una decisione facile quella di lasciare il lavoro, per me è stata l’unica possibile e sto cercando di crearmi un’alternativa.
Non voglio parlare della mia esperienza ma di quella della mia amica Elena che ha due figlie, abita a Pino e lavora a Torino. Ha lavorato part time fino a quando la più piccola è andata a scuola alle elementari, cinque anni e mezzo.
Gestisce una casa grande, ha l’aiuto dei suoi genitori che però ora sono malati e non possono aiutarla più. Ha una colf che va anche a prendere la piccola a scuola quando lei non ce la fa, che le pulisce casa e stira in parte lo stirabile che è sempre molto. Elena è organizzata, si è sempre alzata prestissimo al mattino e alla sera alle 22 crolla ma sul lavoro è una persona affidabile, competente e porta serenità negli ambienti in cui viene inserita. Già, perchè un part time lo spostano spesso. Ora ha ripreso il lavoro a tempo intero e reclama il diritto ad una destinazione che le renda merito e… gliela danno, perchè è una persona su cui si può contare.
Aggiungo che le sue figlie l’adorano e che con il marito riesce a regalarsi seratine a due che in una coppia non possono mancare.
Insomma, organizzazione è la parola chiave, non vuol dire essere aridi o carenti di fantasia, anzi, senza un po’ di fantasia che organizzazione sarebbe?
Condivido molto, anzi, tutto ciò che scrive Silvia.
Pensare di lavorare in casa con due bimbe così piccole è per lo meno avventuroso, ci farei una riflessione e in questi momenti di crisi tremenda forse concentrarsi sul mantenimento del posto di lavoro sarebbe una prova di responsabilità. Ma sono soltanto mie idee e impressioni, non le tavole della legge!
p.s. Elena è una mia collega, per questo la conosco sia in privato che sul lavoro.
Arianna
Ciao Arianna e grazie per avermi lasciato il tuo commento. Credo sia utile per tutti vedere situazioni contrapposte a confronto. Penso, però, che più che di organizzazione si tratti di disponibilità economica. Io, personalmente, non posso permettermi la colf per più di 4 ore la settimana e già si fa fatica ad arrivare alla fine del mese pagando gli asili, figuriamoci le tate per andare a prendere le bambine… Con un po’ di disponibilità in più si fanno miracoli. Non che la tua amica Elena non si faccia il mazzo! Ottenere il part-time sarebbe già un miracolo e avere i nonni in pensione lo sarebbe altrettanto. Le situazioni sono davvero diverse e, parlo per me, la strada del costruirmi un’altra realtà non è per sputare nel piatto in cui mangio, ma è la necessità di vivere in modo diverso la mia vita, sentendomi apprezzata per la mia professionalità e non per il numero di ore che passo attaccata a una scrivania. è un’esigenza che sento come donna, come professionista e come mamma. Per fortuna poi ci sono realtà, e donne, eterogenee tra loro. Spero di rileggere presto i tuoi commenti! Buon fine settimana