Di rossetti rossi e corsi di formazione

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Panta Rei, ma a volte questo tutto pare essere viscoso e non scorrere fluido come dovrebbe, o come io mi aspetterei che facesse. Così mi trovo a trattare il mio tutto come uno schifidol poco ubbidiente, il mio personale e coloratissimo slime appiccicaticcio. Dapprima cerco di indirizzarlo nella direzione in cui dovrebbe andare, ma poi mi rassegno a maneggiarlo e giocarci in attesa che la sua consistenza cambi ancora e torni ad essere sfuggente come l’acqua. Per un po’ mi diverto, ma poi no, inizio a sentire la fatica e accusare il colpo di tutto questo mio mondo che sembra essere fermo, in stallo, nonostante i miei sforzi e il mio enorme impegno. Rischio di smettere di compiere qualunque attività, di restare immobile nell’immobilità e sentire su di me tutta la frustrazione del mondo.

Già, perché nonostante mi sforzi, non riesco a piegarmi all’ineluttabilità di certe situazioni, è più forte di me: la certezza dell’autodeterminazione è troppa e io ho sempre la sensazione che le mie scelte influenzino ogni aspetto della mia vita e di quella di coloro che mi circondano. E così frustrazione genera tristezza, tristezza genera immobilità e io mi crogiolo nel mio slime, come una gatta sonnacchiosa.

Ci sono solo poche cose, alcune delle quali estremamente superficiali, che riescono a risvegliarmi dal torpore. Perché poi, sì, a un certo punto decido che tutto deve ripartire, ricominciare a “rei”, a scorrere, che lo voglia o no. La consapevolezza passa attraverso la sicurezza in me stessa. “Ce la posso fare”, sembra quasi suggerirmi lo specchio quando mi rimanda l’immagine di quelle labbra, le mie, rosse come due ciliegie, dipinte con il rossetto rosso, opaco, che amo alla follia e riservo per quei pochissimi giorni che sembrano non voler collaborare. La mia voglia di ricominciare passa attraverso un rossetto, come a gridare al mondo “ci sono anche io, e ve ne accorgerete presto!”.

Quando poi tutto riprende il suo fluire, o anche solo quando io e il mio rossetto decidiamo che va bene così, che ce la stiamo mettendo tutta, devo iniziare a modellare qualcosa che prenda forma nelle mie mani. Può essere qualcosa di fisico, un poncho all’uncinetto, una decorazione per la mia casa, un gioiello che indosserò, ma ultimamente prediligo costruire la me stessa che sarò. Mi sono regalata un corso, che inizierò martedì, con il quale vorrei imparare a giocare con le parole, che spero mi porterà lontano, nel mondo delle storie. Questa volta ho voglia di perdermi perché sì, avete ragione, la vita è fatta di fatti e azione, ma io ora ho bisogno di costruire storie in cui sono io a far fluire la vita, di disegnare vite che vorrei vivere, di farmi condurre per mano dai personaggi e di concentrare la mia attenzione sulle parole invece che sull’azione. Martedì comincerò un percorso che mi immagino come un palloncino rosso che farà volare la me bambina verso il cielo.

Sì, panta rei, sempre, perché ad essere diversa in ogni momento sono per prima io, con il mio rossetto e il mio palloncino, entrambi rossi, come la passione che metto in ogni azione, in ogni parola. Nonostante tutto.

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