Dal primo momento in cui scopriamo che stiamo per diventare genitori, i nostri figli si mostrano a noi sotto le vesti di una persona ogni giorno nuova. E noi passiamo la vita a innamorarci di nuovo, di qualcuno diverso ma che è sempre la stessa persona.
Quelle due linee che segnano l’inizio di tutto, l’amore a prima vista, il terrore dell’ignoto, il brivido di sapere che dentro di noi, dal nostro amore, sta crescendo una vita.
Ci innamoriamo dei calcetti che sentiamo dentro di noi o appoggiando la mano sulla pancia della nostra compagna. Poi è quel faccino corrucciato, tutto rosso per lo sforzo del parto, a farci perdere irrimediabilmente la testa.
Non esiste altro, nella nostra vita e nel nostro cuore.
Non c’è spazio se non per lui. Neanche il tempo di goderselo, quell’amore, che è il sorriso disarmante e fiducioso che compare sul suo viso a rapirci.
Poi, la prima pappa e i primi passi. Ed eccolo lì, il nostro cucciolo umidiccio e profumato di latte che inizia a scoprire il mondo e le persone.
I racconti stentati del nido, le canzoncine ripetute a oltranza, i versi degli animali, i mille rituali che si replicano in apnea ogni giorno, seguendo quel tempo che sembra sempre uguale a se stesso e invece ci inganna trasformando il nostro amato sempre più.
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L’amore si fa poi maturo, non più totalizzante, ma sempre più profondo. Le canzoncine diventano chiacchiere, dapprima con noi e poi sussurrate agli amici, di nascosto da noi. Gli sporadici spunti di riflessione si fanno argute argomentazioni, le sgridate a senso unico diventano eterne contrattazioni, i vestitini con i cuoricini si trasformano in anfibi e giacche di pelle.
Quegli esserini urlanti in pochi anni si tramutano in ragazzini e noi che abbiamo il privilegio di osservarli e ascoltarli non possiamo far altro che scoprirne ogni giorno qualità che ignoravamo e favolosi difetti che spuntano come funghi.
Innamoriamoci, ancora e ancora, lasciandoci sorprendere dalla magia della Vita che sboccia.