Sta per finire il mio primo anno di elementari da mamma. È stata durissima, prima per Sofia, poi anche per me. Sarà anche che la scuola che abbiamo scelto per la cucciola è impegnativa di suo (3 lingue non sono una passeggiata), ma comunque i primi mesi sono stati tosti per tutti. Bisognava abituarsi ai nuovi ritmi, alle nuove regole e rimanere al passo con la didattica. Mi è sembrato in più di un’occasione che Sofia si sentisse persa, ma ad essere persa ero prima di tutto io.
L’ultima esperienza con la scuola l’avevo vissuta direttamente sulla mia pelle, ero io ad essere responsabile di me stessa e del mio rendimento, con i miei limiti e le mie doti. Nella mia carriera scolastica sono sempre andata bene, grazie soprattutto alla memoria di ferro che mi ha permesso di metterci la metà del tempo dei miei amici a studiare – salvo il fatto che oggi non ricordi più nulla, tabula rasa. Mia figlia è diversa da me, ci mette molto tempo a macinare le informazioni, che poi rielabora e che fa sue in modo granitico. Ma questo percorso richiede del tempo, e all’inizio di quest’anno scolastico ho pensato che non ce la facesse.
Parliamo poi dei voti: non ero abituata a ricevere voti numerici alle elementari, quando andavo io a scuola c’erano i giudizi – brava, bene, benissimo, ottimo, discreto… – che mi mettevano meno ansia. Ora invece, il numero mi ricorda il liceo e l’ansia da prestazione. Ecco il mio errore più grande, che hanno fatto i miei con me e che stavo replicando con Sofia: il paragone con gli amici. Se hai la sfiga di essere amica di una bambina bravissima a scuola, sei fregata. Quindi, i voti degli altri non mi interessano più. A dir la verità non bado neanche più a quelli di Sofia, partendo dal presupposto che vedo che lei ce la mette tutta, non mi interessa più di tanto il risultato, quanto piuttosto il percorso che fa e il modo in cui digerisce le nozioni e le fa sue. La pagella serve a noi genitori, per comprendere a che punto si trova il bambino. Non deve trasformarsi in un vanto con i parenti né un banco di prova per il bimbo. Vivendo noi con serenità la scuola, la facciamo vivere di riflesso in modo positivo anche ai piccoli.
Tranquilli, a leggere e scrivere imparano tutti, anche quelli che all’inizio dell’anno sembrano non capirne un tubo. Nessuna ansia, serenità e stimoli alla curiosità: questo ho imparato durante la prima elementare da mamma. E adesso, cara scuola, buone vacanze, ci si vede a settembre!
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cara Cristiana, grazie per questo pezzo.
Ricordami di rileggerlo, quando, fra qualche mese, entrerò anche io nel loop da ansia da prestazione! 🙂
(3 lingue? Poffare! )