Un pomeriggio da bambina

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Cecilia va a basket nella palestra di una scuola elementare del centro di Torino. Mentre lei partecipa alla sua lezione, io mi dedico a passeggiare, sbrigare piccole commissioni, leggere bevendo una tazza di té, assaporando tutta la bellezza della mia austera e regale Torino. Mercoledì scorso avevo da leggere testi di amici che mi avevano chiesto un parere, così ho cercato un luogo che potesse accogliermi e coccolarmi a dovere. Faceva freddo, era umido e io avevo bisogno di calore. Sono capitata per caso in una caffetteria gluten free, che si chiama Glutì (via dei Mille, 32) e che è un angolino raccolto e confortevole, che rispecchia bene la Torino degli ultimi anni. Ho letto, mi sono commossa, sorseggiando té bianco alla vaniglia e lanciando occhiate intorno a me. Amo osservare le persone nelle loro attività ordinarie, ascoltare i discorsi tra amiche, cercare spunti per le mie storie e dettagli di look da copiare.

Ho fatto tutto con la calma di chi sa di avere più di un’ora davanti a sé.

Poi sono andata a prendere Cecilia a basket, abbiamo scherzato sul fatto che avesse fatto solo un canestro. Mi sentivo felice, con l’animo leggero. Abbiamo percorso pochi metri per raggiungere la macchina, su cui io stavo per salire. Cecilia ha richiamato la mia attenzione sulle enormi fontane del Giardino Aiuola Balbo che, giuro, non avevo notato nonostante la dimensione. Questo è il bello di girare bambini-muniti, riuscire a vedere le cose con i loro occhi incantati. Ci siamo fermate, Ceci ha fatto merenda correndo avanti e indietro verso le maestose fontane.

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“Mamma, guarda, adesso sembra un muro”

“Ooooohhhh, una ciliegia sospesa nell’aria, la vedi?”

“Guarda, la testa di un cavallo!”

È allora che mi sono lasciata trasportare e ho iniziato a parlare con lei del potere dell’immaginazione: “Vedi, puoi chiudere gli occhi e immaginare qualunque cosa. In quel momento, mentre la stai immaginando, quella cosa esiste, c’è davvero. È prodigioso, non credi? Proviamoci, chiudiamo gli occhi e raccontiamoci cosa stiamo vedendo”. Noi due, su quella panchina con le fontane davanti, con gli occhi chiusi, a immaginare draghi fucsia con le ali viola, principesse guerriere, funghi parlanti dai mille colori. Loro c’erano davvero, accanto a noi, nel cuore di un pomeriggio che da freddo è diventato un nido.

Poi ci siamo alzate, siamo salite in macchina e siamo andate a prendere Sofia, dall’altra parte di piazza Vittorio. Siamo tornate a casa facendo la gara a chi riusciva a saltare le strisce pedonali avvelenate, lei mie bambine ed io. Sì, saltavo anche io, facendo urletti di gioia con le mie figlie.

Ci vuole poco per far diventare speciale un pomeriggio come tanti, se solo riesci ad aprire il tuo cuore e lasciarti andare.

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