Con enorme fatica ho riacceso la tv su Rai Uno ieri sera, dopo il bullismo e i capelli di Siani, i proverbi di Rocio e i vestiti da sciampista di Emma.
La serata, di una noia paragonabile solo ad una coda eterna dal pediatra, ha avuto una luce, abbacinante e ammaliante, che è coincisa con l’arrivo sul palco della statuaria e semplice Charlize Theron, una DEA.
Andiamo subito al punto: i 3 look migliori della seconda serata del festival di Sanremo 2015.
La più bella, 100 gradini sopra chiunque altra, è stata proprio l’attrice e modella sudafricana, promessa sposa dell’idolo sexy Sean Penn. Charlize Theron mi è piaciuta all’inverosimile per il modo di porsi, per la gentilezza e la pacatezza, per la disponibilità e gli occhi lucidi. Il suo abito lungo e nero, con profondo scollo morbido, le donava molto. I capelli lasciati sciolti, un trucco splendido ma apparentemente leggero, la facevano splendere senza esagerare. La vera femminilità, la vera raffinatezza, la perfetta classe. Su Twitter ho letto: “Si fa fatica a pensare che Charlize ed Emma appartengano alla stessa specie animale”.
Sul secondo gradino del podio c’è Rocio Morales, a cui non mi sento di dare la mia più totale e incondizionata fiducia. La prima serata è stata disastrosa, ma diamole fiducia. La fanciulla con il senso dell’umorismo di Carlo Conti ha indossato due abiti principeschi e luccicanti come ci si aspetta da una valletta di Sanremo. L’unico neo è che entrambi sono a sirena, sempre lo stesso stile e colore, dunque. C’è ampio margine di miglioramento, mia apatica signorina.
Il terzo look migliore della serata ce l’ho nella penna da ieri. Confermato. Carlo Conti in Ferragamo è elegante senza eccessi, con abiti che spesso hanno dettagli particolari senza cadere negli eccessi di alcuni cantanti – leggete oltre se volete farvi del male.
Nel limbo del non so c’è Irene Grandi, sempre uguale a se stessa, molto donna vera, forse troppo uguale e troppo vera. Lo stivaletto alla caviglia non donerebbe neanche a Charlize, figuriamoci alla piccola Irene.
Nel mio personalissimo limbo c’è anche Anna Tatangelo. Che abbia passato la fase tamarra? O forse che abbia cambiato consulente d’immagine? Per farci dimenticare l’incubo di due edizioni del Festival con le sue pubblicità Coconuda ci vorrebbe altro che questo look finto-chic. E poi le tette rifatte che sbucano dalla scollatura sono quanto di meno chic mi venga in mente.
Passiamo no. Seconda bocciatura per Emma, che ieri sera si è trasformata in torero e bailarina di flamenco, tutto in una sera, tutto a meno di 24 ore dagli outfit catalani della collega Rocio e a pochi giorni dal volgarissimo e chiacchieratissimo mini-abito da torera di Madonna ai Grammy Awards. Che noia, che barba. E che accozzaglia di sberluccichii tra gli orecchini, il raso, la cinturina-gioiello sull’altro abito, quello che sembrava un Dolce&Gabbana malriuscito! Speriamo in stasera… O mettiamoci il cuore in pace.
E arriviamo all’apoteosi del cattivo gusto, rappresentato per la seconda serata dall’idolo delle casalinghe Biagio Antonacci, che si è presentato nelle vesti di un boscaiolo glam. Non contento della camicia scozzese glitterata, ha aggiunto un dettaglio orrido, anzi l’ha tolto, che è peggio: i calzini. Il rislutato è di un cinquantenne che gioca a fare il figo, di una tristezza senza confini.
La peggio vestita della serata è Nina Zilli, che è riuscita a indossare il più brutto vestito che Vivienne Vestwood abbia mai creato: senza forme, bicolore con due tonalità che c’azzeccano come i cavoli a merenda. Peccato, perché Nina Zilli ci ha abituati a look iconici alla Amy Winehouse, pieni di personalità e grinta.
Sono pronta per la terza serata, che spero mi dia spunti più interessanti di quelli di ieri, che oggettivamente erano un po’ scarsi.
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