Un sorriso per tutti, una risata anche quando tutto sembra crollare, una battuta nei momenti di massima tensione per smorzare i toni, una canzone canticchiata anche in mezzo alla folla. Il tuo bollino è quello di persona senza problemi, felice. Quindi anche parecchio superficiale, perché non comprendi l’infelicità altrui.
Ma problemi e felicità sono due concetti che non stanno all’opposto, l’ho capito con il tempo e con l’esperienza. Non ho avuto un’infanzia serena né priva di nuvole, purtroppo, ma ricordo di essere stata felice, sometimes. Poi ho cominciato a idealizzarla, la felicità, credendo che fosse un valore a cui aspirare e al quale votare la propria vita. Confondevo semplicemente felicità e serenità, quella sensazione che tutto stia andando nella giusta direzione, quell’emozione che ti permette di addormentarti in un secondo, quella certezza che non ti potrà succedere nulla, se tutto resta immutato. La serenità non mi appartiene da mai, è uno stato di quiete opposta e contraria al mio animo tormentato e inquieto, alla ricerca perenne di una perfezione che non è di questa Terra. E non aspiro neanche a raggiungerla, perché è nella ricerca di equilibrio che trovo la mia felicità, stato più auspicabile della serenità.
Felicità è uno stato d’animo, un’attitudine, un saper scorgere i fiori che crescono tra le pietre, uno sguardo rivolto verso il sole, tanti sassolini da seguire come Pollicino. Ho riflettuto sulla domanda di Massimiliano di qualche giorno fa, su Facebook, “che cos’è, per te, la felicità?”. Ho letto una serie di elenchi di situazioniche rendono felici le persone, un concentrato di vitamine per il cuore. Ho capito Anche, però, che gli eventi esterni sono in minima parte legati alla felicità. Felicità è qualcosa che vive dentro di noi e fa sì che quell’evento si trasformi in pura felicità. Pura, sì, perché la felicità è un’emozione cristallina, fresca, limpida, dissetante e nutriente, che avvolge, cura, culla e pulisce. Il fatto scatenante di per sé non significa niente, se non c’è l’attitudine a coglierlo.
Che cosa mi rende felice?
Lo scoprirsi innamorati, ancora una volta, nonostante tutto, una risata da bambini, qualche ora di shopping solitario, l’acqua fredda che mi scivola addosso durante una nuotata, una cena di lusso, una fetta di salame con un bicchiere di vino seduta per terra in una casa nuova con il mio amore, il ricordo di una vacanza ellenica di tanti anni fa, una canzone cantata a squarciagola con le mie figlie, un successo lavorativo da condividere , il primo vagito delle mie figlie, l’aria fredda nei polmoni durante una sciata, ascoltare i discorsi delle mie bambine dalla cucina, mentre il ragù cuoce lento, la pagina di un libro che mi fa volare lontana, la pioggia che batte sui vetri e il tepore del piumone addosso, un bacio aspettato e desiderato, una telefonata di risate, un paio di scarpe nuove, la mia immagine riflessa in una vetrina, che per un attimo mi appare esattamente come la vorrei.
La felicità esiste, per rispondere a te, cupo Massimiliano, che sostieni il contrario, te lo dico con la stessa sicurezza con cui mia figlia Cecilia stamattina mi ha comunicato che la fatina del Sole non solo esiste ma vive nella porticina della pattumiera sul balcone della nonna. C’è, esiste, ma esiste nei nostri cuori quando decidiamo di accoglierla nella nostra vita, di fare delle nostre vite il capolavoro che ci meritiamo. Perché sì, la felicità ce la meritiamo, ogni giorno, nonostante tutto. E non mi convincerai del contrario, io la mia felicità me la voglio tenere stretta, me la voglio vivere tutta, respirarla, amarla e tenerla in tasca, pronta per quando ne ho bisogno per continuare a vivere.