Di compromessi, principesse e adolescenti cresciute

 

Perché la vita è un continuo compromesso? Me lo chiedevo oggi pomeriggio, chiacchierando con la mia amica davanti a una birra.

Io me lo ricordo il momento del “sono dura e pura, non accetterò mai compromessi nella mia vita“, della critica agli adulti che vivevano, ai miei occhi di adolescente, nell’ipocrisia di vite falsamente perfette. Io non sarei diventata così. Io ero pronta ad affrontare le conseguenze dei miei pensieri e delle mie azioni. Io volevo cambiarlo questo mondo, questo orrendo mondo che la generazione dei miei genitori ci stava consegnando. Io mi nutrivo di filosofia, discorsi profondi basati sui massimi sistemi e su quella certezza di sapere esattamente come sarei diventata.

Mi ci sono voluti 20 anni per riuscire a guardarmi indietro con tenerezza, a fare in modo che quella ragazzina la smettesse di giudicarmi. Non faccio in tempo a godermi questo stato di grazia che già devo iniziare a prepararmi al Giudizio, quello vero, duro, che fa male come uno schiaffone. Il Giudizio che avrà la sua epifania in uno sguardo disgustato di mia figlia.

Pochi anni e verrò passata al microscopio, io, le mie incongruenze, le mie ipocrisie, le mie false verità, i miei compromessi e le mie debolezze.

Ad un certo punto i miei Giudici saranno due, implacabili paladine mosse dalla critica sprezzante verso chi ha sbagliato, ai loro occhi, tutto.

Come spiegherò loro perché? Come farò loro capire che con quella visione bicromatica non si sopravvive?

Il fil rouge di ciò che sto cercando di insegnare alle bambine è di mettere sempre la loro felicità al centro, a costo di stravolgere la propria vita. Belle parole, quando le analizzi in assoluto. Poi però ci sono i ruoli, le responsabilità, le relazioni, i doveri. E di quella cosa grande grande e potente che si chiama Felicità ti restano briciole di felicità sparse in un sorriso di un neonato, che per un poco di tempo ti fa dimenticare tutto quello che della tua vita non va, in un bicchiere di vino e una coperta, in un microfono e una penna, in un tramonto con la musica che ti accarezza il cuore, in un film che ti porta lontano, in un viaggio in treno, in un bacio, in una notte troppo breve, in un commento di qualcuno che apprezza il tuo lavoro.

Le briciole sono sparse su un pavimento scivoloso, su cui cerco di stare in piedi, stando attenta a coccolarle, quelle briciole, aguzzando la vista per non perderne neanche una, consumandole prima che si sporchino a causa del fango su cui sono poggiate.

Il fango dei compromessi nel quale la mia vita sguazza, è questo che non sono pronta a veder giudicato. E lo sai perché? Perché non me lo perdono neanche io, per prima. E non saprei proprio come giustificarmi, se non con la comoda per un adulto e incomprensibile per un adolescente scusa del “la vita è più complessa di quanto immagini”. Sì, le 50 sfumature di grigio esistono eccome, ma io detesto il grigio e così, prima o poi, appena avrò il coraggio di raccontare a me stessa tutta la verità, la mia vita la colorerò di rosa, costi quel che costi.

Allora sì che sarò pronta per affrontare l’adolescenza da madre, a testa alta. Ma per ora restiamo per qualche anno tra gli unicorni e le principesse.

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