Che mamma sarò?

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Ce lo siamo chieste tutte, guardando una scena isterica di un bambino in spiaggia quando avevamo 15 anni o osservando una donna allattare il suo neonato. Che scelte farò come mamma? Quale sarà la mia linea educativa?

I nove mesi della gravidanza sono tutti un susseguirsi di presunte certezze sul dopo parto che in realtà servono solo a farci sentire sicure di avere in mano la situazione. Niente di più falso. Stiamo per consegnare i nostri prossimi anni di vita in mano a un estraneo, nostro figlio, che non è un bambolotto ma una persona con tante esigenze e molto esose. Le nostre scelte future saranno il frutto di una serie talmente elevata di incognite da non essere in alcun modo prevedibili. “Allatterò a richiesta” ma poi nella realtà non sei solo tu a decidere. “Metterò mia figlia nella sua stanza la prima sera di ritorno dall’ospedale” avevo detto durante tutta la gravidanza. Poi sono arrivata a casa, lei era piccolissima e io ero stata in simbiosi con lei per nove mesi. Gli ultimi giorni in ospedale erano stati insieme per 24 ore su 24. Ho cambiato idea. 

“Sarò una mamma severissima” dicevo quando la bambina a cui facevo la babysitter non voleva mangiare e si alzava da tavola mandandomi su tutte le furie. Mi sono ammorbidita molto, ho scoperto l’arte della negoziazione e del compromesso.

“Vorrei che le mie figlie andassero a scuola dalle suore come me” ripetevo a mo’ di mantra ricordando esperienze stimolanti e arricchenti. Ci ho anche provato, salvo accorgermi sulla pelle di Sofia che le esperienze arricchenti di 30 anni prima erano rimaste le medesime, diventando superate e poco stimolanti. Ora vanno in una scuola pubblica e laica.

Insomma, qualsiasi mamma avessi pensato di essere prima di diventarlo davvero è stata sconfessata dalle mie figlie o dagli eventi della mia vita. Non posso fare a meno di chiedermi come mi comporterò nelle fasi successive della mia vita né impedirmi di immaginare che donna sarò, ma credo che ciò che ho fatto durante la gravidanza sia stato negativo perché ha creato in me delle aspettative su me stessa che poi non sono riuscita a mantenere, a causa della grande mole di emozioni che mi è caduta addosso tutto all’improvviso.

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