C’è un’esperienza dei primi mesi di vita delle mie figlie, di entrambe, che ricordo con un’emozione particolare. Mi si è incollato nella mente e soprattutto nel cuore il ricordo forse perché è l’atto meno razionale e più istintivo che abbia mai compiuto. Già, quel piccolo esserino che coccolavo, cambiavo e consolavo andava anche nutrito. E qui sta la parte più sconvolgente, a mio avviso, del diventare madre. Il nutrimento, che ogni mamma è chiamata a procurare attraverso il proprio corpo, per continuare quella fusione in un tutt’uno che caratterizza la gravidanza: l’allattamento.
La prima volta in cui ho cercato di avvicinare al mio seno Sofia l’ennesima batosta si è abbattuta sulla mia certezza di essere una donna con la propria vita in mano: non avevo idea di come si allattasse e ho seriamente pensato che anche l’allattamento, come il parto, non fosse cosa per me. Ho continuato a provare perché ci tenevo troppo. E l’ho spuntata. Da allora per un anno i minuti dell’allattamento erano i momenti che aspettavo con maggiore gioia. E stanchezza. Quando lei mangiava il mondo intorno a noi scompariva e io e lei, sole, eravamo complete e felici. Avete presente le mele di Platone? Ecco, proprio così. Un’esperienza forte anche dal punto di vista emotivo, che mi ha messa alle strette con il mio ruolo, che mi ha dato la sensazione che quella piccola bambina, che cercava il mio seno come un cucciolo, dipendeva da me in tutto e per tutto. Una botta fortissima alla mia atavica voglia di indipendenza.
Una pausa a questa pressione mi ci voleva proprio! E così, vista anche la voglia del papà di prendere parte alla vita della neonata, abbiamo introdotto una nuova consuetudine che permetteva a me di riposare e alla coppia figlia-papà di avere un momento tutto per sé. Durante la giornata raccoglievo il latte in eccesso e lo lasciavo in frigo. L’ultima poppata della sera era così appannaggio del papà a cui bastava scaldare il latte e darlo alla piccola con il biberon. Parlando con Andrea ho scoperto che anche lui provava le medesime mie sensazioni quando dava il latte a sua figlia.
In casa nostra, dunque, il biberon è servito innanzitutto a coinvolgere il papà nella gestione della neonata, a cominciare ad instaurare quella relazione tanto preziosa che nel primo anno di vita spesso è messa in secondo piano. Tanto più che quei momenti e quelle emozioni “primitive” non tornano più, quindi per me era fondamentale farle provare anche a lui.
Questo post è offerto dal Biberon Easy Clip di Bébé Confort, il primo biberon che si chiude con un clip! Insieme alla tettarella Natural Comfort, permette di avvicinarsi il più possibile all’allattamento naturale.
Altre mamme hanno deciso di raccontare la propria esperienza di allattamento. La prossima è Robedamamma.
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