Haiti ha bisogno di noi, io ci sono!

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Haiti ritorna nella mia vita, ogni volta come un tornado che sconquassa e scombussola. Perché la situazione di un Paese così lontano mi entri così in profondità lo ignoro, ma credo di sapere che la corda che tocca è quella del senso di colpa. So che se l’isola caraibica è in uno stato di degrado e abbandono tale è principalmente colpa nostra, di noi che stiamo bene e non ci occupiamo del benessere degli altri. Non voglio certo parlare di politica internazionale, perché non ne ho le competenze e non è questo lo scopo di quest’articolo. In passato ho seguito una missione che opera ad Haiti da ormai trent’anni, ho avuto un’amica che ha vissuto a Port au Prince, la capitale, dopo il terremoto, con un’ONG.

Era qualche tempo che tutto taceva. Poi arriva l’invito dalla Fondazione L’albero della Vita, ONLUS che opera nel campo della protezione dell’infanzia. Sono stata ad ascoltare per ore Suor Marcella, una missionaria francescana che da oltre dieci anni vive nello Slum Port-au-Prince, un posto interdetto dalle Nazioni Unite a causa della sua pericolosità e violenza, per ore e quella mattina sarei salita su un aereo diretta ad Haiti seduta stante. Quel senso di colpa, quella rabbia sorda che lavora dentro di me nei confronti di una situazione che mi fa solo chiedere “perché?” ha trovato finalmente uno sbocco, un modo per venir fuori.

Perché ci sono gli ultimi? Perché per mia figlia andare a scuola è un dovere scomodo e ci sono bambini che darebbero la propria vita per poterci andare? Perché il mondo è così ingiusto?

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A queste risposte io non riesco a dare una risposta, la mia pena non trova quiete. Ma ho capito che solo aiutando coloro che stanno dando la propria vita per una speranza si può davvero migliorare il mondo che lasciamo in eredità ai nostri figli.

Che mondo è quello in cui alla ricchezza e alla felicità di un gruppo corrisponde un baratro di ignoranza, dolore e miseria? È il peggiore dei mondi possibili, è l’inferno. La chiave di tutto è restituire dignità a un popolo che non ha mai creduto di poter camminare con le proprie gambe, che non ha mai avuto un piano per il futuro ed è stato schiacciato e calpestato da chiunque abbia voluto farlo. La speranza di cambiamento passa attraverso la scuola, la bellezza e la dignità. Ed è questo che noi possiamo fare, restituire dignità, offrire bellezza.

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Lo possiamo fare da lontano, attraverso il lavoro e la dedizione di Suor Marcella, delle sue mani e del suo cuore che ogni giorno lottano per strappare una vita in più, un centimetro in più, all’orrore. Possiamo farlo solo attraverso i soldi che possiamo donare a lei e alle 85 persone che lavorano là a Port au Prince, che hanno un obiettivo comune, alto e nobile. Farcela, creare una nuova classe dirigente per Haiti, che sia cresciuta nella bellezza e nell’amore, che abbia avuto qualcuno che ha creduto in lei e l’ha spinta a porsi obiettivi di vita e cambiamento. Per una volta i soldi possono servire a fare qualcosa di davvero grande: non si tratta solo di sfamare gli affamati, di curare gli ammalati, ma di credere nelle Persone, nei bambini di oggi e negli adulti di domani. Io ci sto credendo e da oggi mi impegno a sostenere Suor Marcella attraverso L’Albero della Vita. Fatelo anche voi e spiegate ai vostri bambini l’importanza di prendersi cura degli altri bambini.

Leggete qui tutto quello che c’è da sapere per attivare il sostegno a distanza.

 

Il ricavato di questo post è stato devoluto a L’Albero della Vita ONLUS.

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