Affrontare le emozioni dei bambini

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Se penso al mio essere madre, le due cose su cui mi sento più carente sono la pazienza e il supporto alle emozioni negative. La teoria la conosco bene. So che è importante che il bambino riconosca le sue emozioni, impari a dar loro un nome e le esterni senza reprimerle. So che l’educazione emotiva può essere persin più importante dell’educazione in generale per crescere degli adulti equilibrati e consapevoli.

So tutto, ho studiato 🙂 e mi accorgo della differenza quando riesco a mettere in pratica tutte le teorie.

Ma.

Come sempre nella mia vita c’è un ma. La vita di tutti i giorni, quella veloce, nervosa, complicata e a grappoli, quella è un’altra cosa. C’è il giorno no, c’è il periodo difficile, c’è il momento in cui manderesti tutto a quel paese e ti chiuderesti da sola in una stanza buia, a non pensare a niente. E proprio in quelle situazioni non riesci a lasciare che il tuo bimbo sfoghi la sua rabbia, non ce la fai ad accarezzargli la testa mentre tra i singhiozzi ti dice che il suo amico gli ha detto che non lo vuole più.

A volte rifuggi la rabbia e la mestizia, vorresti avere i figli sempre sorridenti e così adattabili che ha la tua vicina di casa, vorresti che anche i tuoi bimbi affrontassero con sfrontatezza e senza paura le novità. In fondo lo sai che questi non sono limiti ma virtù, ma in quei momenti ti sembra non siano in grado di cavarsela da soli.

Così rischi di fare come me la scorsa settimana: ho portato Sofia e Cecilia a provare una lezione di avviamento all’atletica, dopo che Sofia aveva a lungo insistito affinché la portassi. Appena arrivate sul campo, la piccola si è unita al nutrito gruppo di bambini saltanti, con un bel sorriso stampato sul volto. Sofia si è fatta invece piccola piccola e si è aggrappata a me, supplicandomi di non lasciarla e non mandarla in mezzo ai bambini. Avrei dovuto comprendere la necessità della bambina di adattarsi progressivamente a questa novità, di iniziare per gradi la nuova avventura. Invece sono stata assalita dalla rabbia perché ho visto che nessuno piangeva, perché mi ha infastidito la sua reazione davanti agli altri genitori – che mi guardavano in un misto di compassione e sollievo perché a fare le bizze non era il loro pargolo -, perché mi ero immaginata quel pomeriggio in modo molto diverso.

E ho sbroccato, ho fatto tutto quello che non si deve fare. L’ho portata via, l’ho sgridata urlando, le ho detto delle cose molto brutte. Non ragionavo. Capita – e non lo dico per autoassolvermi ma perché penso che siamo umani e anche noi genitori possiamo sbagliare.

Poi però mi sono calmata, mi sono scusata con lei per la mia reazione e le ho chiesto che cosa abbia provato, che cosa le abbia generato quella paura bloccante.

E lei mi ha chiesto di tornare su quel campo, di riprovarci, questa volta insieme. Perché anche le paure, se affrontate insieme, fanno meno paura.

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3 Comments

  1. Federica MammaMoglieDonna 29 Set 2014 at 10:19

    Capita purtroppo.
    Non dovrebbe ma capita. Mi ha colpito quando dici “forse perché quel pomeriggio me lo ero immaginato diverso”, perché anche a me succede di crearmi delle aspettative e arrabbiarmi con loro quando non si realizzano.
    Siamo umane e loro ci amano e ci perdonano facilmente, ma non sono forti quanto noi e dobbiamo ricordarcene quando sbrocchiamo!
    Un bacio, da una mamma umana come te! <3

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    1. Cristiana 29 Set 2014 at 10:35

      Che fatica si può dire, vero? Mi sta insegnando moltissimo quest’esperienza, proprio tanto. Un abbraccio a te, Federica!

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  2. Simone 1 Ott 2014 at 13:46

    Brava Cristiana, questo tipo di riflessioni, su esperienze che inevitabilmente accadono a tutti i genitori, sono a mio parere un bel fiore all’occhiello del tuo blog

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