Pre-adolescenti e adolescenti: come i figli diventano adulti

Elisa-Dessy-adolescenzaVediamo i nostri bambini diventare qualcosa di non ben definito. Pre-adolescenti, ci dicono le definizioni. E poi da lì un ulteriore salto nell’adolescenza, che per chi non la conosce  o la conosce per averla vissuta 30 anni prima sembra davvero un salto nel buio.

Ho interpellato la dott.ssa Elisa DessyPedagogista, Formatrice e Mental Coach, per rispondere alle mie domande da mamma al debutto nella pre-adolescenza. Per chi come me vuole approfondire, ci vediamo il 22 marzo a Torino all’incontro dedicato a genitori, insegnanti, educatori, organizzato da Elisa Dessy in collaborazione con la dott.ssa Lorenza Patriarca, dirigente dell’Istituto Comprensivo Tommaseo (Aula Magna Avogadro, Via Rossini, 18 Torino – Ore 17,30 Ingresso libero).

Sento moltissimi genitori che, parlando del proprio figlio pre-adolescente o adolescente, dicono “dov’è finito il mio bambino?”. La domanda che mi faccio spesso e che ora pongo a te è:

come deve cambiare il genitore dall’infanzia all’adolescenza del figlio?

È vero Cristiana, questa domanda reitera nei discorsi di chi è genitore, insegnanteeducatore…

“Ma dov’è finito il mio bambino?! Ma è possibile che in una notte si possa trasformare cosìeppure fino a ieri…mi sembra un alieno!!!… Non lo riconosco più…”

Chi di noi almeno una volta e non senza sconforto, frustrazione e impotenza ha espresso frasi come queste…Quante volte noi educatori ci scopriamo a manifestare questo disagio, e allora ecco le nostre domande così disarmanti nella loro semplicità: come devo fare…?!

Esiste una ricetta? Quali risorse devo mettere in campo…?! Ascolto…autorità…autorevolezza…rinforzo positivo, premi o punizioni…?

Si leva forte in un momento sociale così delicato il grido di emergenza educativa!!

Come fare allora per stare al loro passo, per indossare quel paio di occhiali che ci permettano di guardare la realtà con i loro occhi; come continuare a inondarli di quellAmore incondizionato anche quando le onde del mare si alzano e fanno vacillare la nostra imbarcazione…come fare a mantenere l’equilibrio, con quella stessa tenerezza di quando fino a pochi attimi prima eravamo Tutto per loro e il loro Tutto… ; eravamo il lorocentro, il cuoricino rosso appiccicato allo specchio del bagno, il pensierino che con amore e pazienza le maestre preparavano insieme per la festa della mamma e del papà, erano quelle braccine spalancate che ci correvano incontro non appena sentivano la chiave inserirsi nella toppa, erano quegli occhi che diventavano enormi all’uscita della scuola quando cercavano e incontravano i nostri…era quel bacio appiccicoso che ti stampavano sul viso ancora freschi della merenda da poco consumata alla materna o alle elementari…era il loro “odore” unico fra mille!

Quell’Amore Immenso, in grado di ripagarci in un mezzo secondo di tutta la fatica del lavoro, delle ansie, delle difficoltà, dei problemi, delle nottima dove è finito il miobambino?!

Ebbene quei meravigliosi bambini, figli, allievi, nipoti sono ancora tutti lì

e non vi sarà tempesta capace di fermare il nostro amore incondizionato, neanche nella più dura delle “battaglie” adolescenziali ma il loro corpo ha deciso di scattare in avanti senza preavviso senza concedere alle loro menti di scegliere i propri tempi né a noi adulti di poterci abituare gradatamente al cambiamento. In un attimo e senza tregua ci sentiamo catapultati in un altro mondo, espulsi dal campo. Ma è proprio vero?

Questo alieno ci tende ogni giorno la mano!

Dietro a modi maldestri e a volte più ruvidi della carta vetro, dietro a risposte maleducate e indisponenti ci chiede di esserci, di essere quel muro sul quale l’edera si può arrampicare almeno per il primo tratto di salita, nei suoi panni, ora diventati stretti, ci ricorda il suo bisogno di sentirsi amato per quello che è accettato…per quello che è….rispettato…per quello che è….ma la loro domanda è: chi sono io?

Ed ecco l’oscillare fra il volersi sganciare da noi e il bisogno di sapere che comunque ci siamo pronti ad aiutarli a riconoscere in sé tutte le meravigliose risorse mentali, emotive, relazionali che lui/lei per primo non vede…(ancora…) e allora Cristiana per addentrarmi meglio nella tua domanda tramite la quale evidenzi con grande chiarezza un momento estremamente delicato della crescita, dunque come fare?

Sarei presuntuosa a dirti ciò in poche righe e pedante a farti una lezione”…prendo allora in prestito con umiltà l’immagine che ci offre Gottman di Allenatori Emotivi: possiamo diventare genitori, insegnanti, educatori allenatori emotivi, siamo chiamati a cambiare passo.

Se prima eravamo sempre dietro di loro per sorreggerli, o davanti a indicare la strada, adesso addentrandoci nella “selva oscura” dell’adolescenza dobbiamo prepararci per camminare al loro fianco per esserci non per impedirgli di cadere ma per aiutarli a rialzarsi dando loro gli strumenti mentali ma soprattutto emotivi per osservare, ascoltarsi, ascoltare ma poi valutare e scegliere autonomamente.

Tutto ciò si traduce in ascolto attivo ed empatico. Esserci accettando che i nostri piccoli allievi o figli metteranno sempre più distanza fra noi e loro, necessaria e sana per attuare quella crescita verso la piena responsabilità che li traghetterà nell’età adulta dove allora, se la nostra semina è ben fatta, ritroveremo quelle stesse ex-manine nuovamente pronte a tenere la nostra ma da un’altra prospettiva e delle giovani menti disposte e capaci di stare nel dialogo e nel confronto anche quello emotivamente più forte. Sarà bello allora scoprire che ci sono in loro i Valori che non senza fatica né lacrime siamo riusciti a trasferire: la famiglia, l’impegno nel proprio dovere, il rispetto di se stessi e degli altri, la solidarietà, la fedeltà, la trasparenza, lo stare insieme accettando le diversità… insomma veri futuri Cittadini responsabili.

Leggendolo in chiave aziendale se nell’infanzia siamo i loro Manager ( il manager organizzapianifica, controlla) e dunque tu fai danza, tu nuoto, oggi mangi dai nonni, non guardare la tv, piove indossa le altre scarpe…”, nell’adolescenza dobbiamo diventare i loro Consulenti, modificare il nostro stile di leadership, passare dall’autorità all’autorevolezza; capire i bisogni facendo in modo che siano loro a trovare le soluzioni; è fisiologico, naturale e positivo che il teenager senta il bisogno di prendere le distanze da noi. Sono distanze sane che gli permettono di misurare se stesso, la propria sfera individuale, le proprie capacità.

Ma in tutto questo ci vogliono limiti, regole e argini ben definiti e condivisi, senza questi il ragazzino si sente sperduto e dietro ad un’apparente e fittizia libertà a volte sentirà mancare la terra sotto i piedi imboccando strade davvero non esenti da pericoli reali.

Mi piace servirmi della metafora della valigia, che più volte noi pedagogisti, coach, educatori utilizziamo: nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza che cosa lascio e che cosa tolgo dalla mia valigia? “Non vorrai mica portare quel pupazzo….ma a che cosa ti serve quel diario…ormai sei grande…prendi piuttosto un paio di calze in più se ti dovessi bagnare i piedi…”

E dal loro punto di vista? E con le loro “lenti” che significato ha quel pupazzo…?

Nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza e non solo, ogni giorno dobbiamo cercare senza scoraggiarci la chiave per entrare in quella serratura per cercare il dialogo, per impedire che quei silenzi si trasformino in risentimento, che il risentimento alzi un muro troppo alto per essere scavalcato. La sfida di noi educatori è trovare la chiave giusta senza mai scordare che spesso quella che apre è l’ultima chiave del mazzo.

Molto utile la tua risposta, grazie. Ma ora passiamo a un tasto spesso dolente, che porta al conflitto. “I ragazzi di oggi non accettano le critiche”. O forse siamo noi che non siamo capaci a farle?

Questa è davvero una tematica importante e ti ringrazio per il focus che mi chiedi.

È proprio vero che i ragazzi non accettano le critiche? O non siamo forse noi che spesso anziché essere specifici e situazionali diventiamo generici e totalizzanti?

Che effetto vi farebbe sentirvi dire: ”Paolo sei il solito disordinato” oppure “Paolo per favore dopo che hai fatto la merenda riponi i biscotti nella dispensa e il latte nel frigorifero”

E che dire se il “Sei sempre scomposto” si traducesse in “quando stendi le gambe fuori dal banco i tuoi compagni possono inciampare e farsi male”….

Hai organizzato, in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Tommaseo di Torino, un incontro per genitori, insegnanti ed educatori, per il 22 marzo prossimo a Torino. Perché partecipare a questo incontro?

Elisa-Dessy-conferenza-adolescenti-torino

La conferenza del 22 Marzo sarà un momento di condivisione dove seppure in uno spazio molto ridotto, tratterò in maniera più esaustiva tutte le fasi dell’allenamento emotivo, come dare limiti e fare una critica costruttiva e come stimolare i nostri ragazzi ad utilizzare responsabilmente le loro meravigliose risorse emotive e mentali. Non è solo un momento per i genitori ma anche per insegnanti, educatori, nonni, allenatori e tutte le persone che hanno a che fare con i ragazzi. 

Vi aspetto numerosi!!

 

Aula Magna Avogadro, Via Rossini,18 Torino

Ore 17,30 Ingresso libero.

 

 

CHI È LA DOTT.SSA ELISA DESSY?

È pedagogista, formatriceMental CoachDa oltre 25 anni si occupa di formazione in aziende, strutture sanitarie e scuole progettando ed erogando corsi su misura. La sua struttura Elisa Dessy Consulting è il risultato di anni di esperienza e di passione della Persona e dei suoi comportamenti.
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