Troppi genitori oggi fingono che i social network non esistano, che la tecnologia non ci abbia cambiato la vita e crescono i propri figli tenendoli completamente all’oscuro del mondo del web. L’educazione alla tecnologia, a mio avviso, non può essere negata ai bambini di oggi, che diventeranno gli adolescenti di domani e gli adulti di dopodomani e che avranno presto – prima di quanto possiate pensare – uno strumento potentissimo in mano.
Mettiamoli quindi nella condizione di gestire il web in modo consapevole, in questo modo – e certamente non negando loro l’accesso – si troveranno a proprio agio ed eviteranno errori che potrebbero pagare molto cari.
Mi piace la metafora del movimento in città: così come non lasceremmo un novenne da solo a prendere un bus in una grande città, così non possiamo lasciarlo da solo su Facebook né su Whatsapp. Per arrivare a fargli prendere il pullman da solo, per prima cosa noi dobbiamo essere in grado di farlo. Poi abbiamo lavorato per anni come genitori nella direzione dell’autonomia: a 5 anni gli abbiamo chiesto di andare da solo a chiedere al barista il gelato, mentre noi siamo seduti a pochi metri da lui. Abbiamo attraversato la strada con lui, mille volte, tenendolo prima per mano e poi affiancandolo, spiegandogli che cosa accadrebbe se lui non guardasse con attenzione prima di attraversare. L’abbiamo mandato a 10 anni a comprare il pane sotto casa, abbiamo preso mille volte l’autobus con lui e l’abbiamo cresciuto insegnandogli come muoversi in città, con chi parlare e con chi no, di chi fidarsi, come e perché. Ad un certo punto, la sua autonomia, il suo senso critico, il suo spirito di osservazione, la sua responsabilità sono maturi. Ce ne accorgiamo osservandolo e a quel punto è arrivato il momento di mollare gli ormeggi e prendere il largo. È pronto per essere lasciato solo per la città.
Lo stesso vale per il web. È un cammino graduale, che inizia molto presto e che li porta, nell’adolescenza, a gestire la propria presenza online in modo intelligente.
Alla luce di due anni di corsi in una scuola media su social network e blogging, mi sento di dare a tutti i genitori i seguenti 5 consigli:
- Iniziate a usare i social network, anche se vi fanno schifo, se non vi interessano, se vi sembra di sprecare il vostro prezioso tempo, se il vostro bambino ha 4 anni. Come dice la mia amica Elisa Minocci, i social vi riguardano, volenti o nolenti, in qualità di genitori. Se non li sapete usare voi per primi, se non ne conoscete meccanismi, rischi, pericoli, opportunità, come farete ad affiancare i ragazzi?
- Tenetevi aggiornati sulle novità, perché non esiste solo Facebook e i ragazzi sperimentano tutti i neonati social, spesso preferendoli alla creatura di Zuckerberg.
- Vita reale e vita virtuale sono la stessa cosa: i due piani sono diversi per noi cresciuti in un mondo analogico, ma si sovrappongono per chi è nato con il web, con chi è stato allattato dalla mamma che intanto scriveva su Facebook. Mettiamocelo bene in testa, l’epoca dell’anonimato su internet è finita e io sono Cristiana Calilli mentre sono al supermercato e quando posto le mie foto su Instagram, nel bene e nel male. Se mi comporto male con la cassiera o mando a quel paese una persona in un commento, otterrò lo stesso effetto.
- Non distruggete voi per primi la reputazione online dei vostri figli: se quando hanno due anni postate la loro foto mentre si sforzano per fare la cacca, non fate loro un bel regalo. Quell’immagine rimarrà, vostro figlio crescerà e la vedrà – lui e tutto il mondo. Fatemi un favore, anzi fate un favore ai vostri figli: non mettete sui social nulla che potrebbe in qualche modo imbarazzarli domani (domandatevi prima di pubblicare: “io vorrei trovare questa cosa su di me online” se la risposta è no, non pubblicate).
- Non fate diventare il web il demonio: per tutta risposta potreste ottenere l’effetto contrario sui vostri figli. Il gusto del proibito rende eccitanti le esperienze fatte infrangendo i divieti. Se iniziate a mettere le mani avanti quando sono piccoli, se parlate di internet come di una cosa estremamente pericolosa e da cui stare lontani, di sicuro appena avranno una connessione a disposizione faranno danni, senza che voi sappiate neanche che l’abbiano fatto.
- Non bisogna avere lo smartphone per navigare: a 10-11 anni la maggior parte dei ragazzi, se non ha uno smartphone, possiede un i-Pod – che, of course, si collega a internet. E non importa se i vostri figli non hanno la password per l’ADSL di casa. Oggi in molte città – e anche in piccolissimi paesi – c’è il wi-fi gratuito in piazza. All’uscita da scuola, davanti alla piscina, sono mille le occasioni per i ragazzi per collegarsi al web con il loro iPod, senza che voi lo sappiate.
- Il web è per sempre. Questo è il concetto più complicato da far capire a un ragazzino: per loro esiste il qui ed ora ed è difficile immaginare che una ragazzata (tipo una foto con i pantaloni abbassati o una sparata provocatoria) possa influire negativamente sulla ricerca di un lavoro tra 10 anni. Il personal branding è un’esigenza per tutti, in particolare per chi dovrà confrontarsi per tutta la vita con un mondo che si sta sbilanciando online.
- Essere amici di Facebook dei nostri figli serve a poco: esistono i filtri, i ragazzi possono fare in modo che voi vediate solo alcuni status, ma non altri. Il mio consiglio è quello di aprire insieme l’account di vostro figlio e obbligarlo a darvi la password, oltre a sapere tutti i dati di accesso di tutti i social ai quali è iscritto. In questo modo potrete semre verificare – e vi consiglio di farlo! – come li usa e cosa posta, chi frequenta e quanto tempo passa online. Non lo lascereste solo su un pullman, giusto? Non lasciatelo solo sul web!
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Hai proprio ragione,nel 2014 sento ancora genitori parlare del web come del demonio.Proibire l’uso della rete non serve a niente.Ritardare o peggio proibire l’uso dei social network li rende solo più appetibili agli occhi dei ragazzini,con l’aggravante che li useranno di nascosto e senza alcun limite.
Qualche mese fa una mamma si lamentava perché molti libri di scuola hanno dei contenuti on-line e la signora era risentita sul fatto che “ha dovuto mettere internet che,lo sanno tutti, serve solo per Facebook”.
No comment proprio.