Wondy ovvero come si diventa supereroi per guarire dal cancro

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Ho seguito il lancio di questo libro, ho ricevuto comunicati stampa, visto l’intervista di Daria Bignardi e pensato mille volte che no, non ce l’avrei fatta a leggerlo.

Poi l’ho conosciuta, Wondy in carne e ossa, Francesca Del Rosso, ed è stato amore a prima vista. Ero seduta accanto a lei alla cena del Mammacheblog e gliel’ho detto. Le ho confessato che avevo paura a leggere il suo libro, paura di essere catapultata in un mondo parallelo che solo a pensarci mi fa gelare il sangue dal terrore, paura di rivedermi in quella donna con due figli e nel pieno delle sue energie che scopre quello che nessuno vorrebbe mai scoprire: di avere un cancro. E lei, serena e sorridente, mi ha risposto che il suo libro è ironico e tratta con leggerezza il tema.

Le ho fatto domande, le ho chiesto come abbia fatto ad affrontare tutto questo da madre, come abbia potuto affrontare la paura di morire e di lasciare soli i suoi figli, così piccoli. Le risposte in parte me le ha fornite lei, in parte le ho trovate nel suo libro.

E sì, l’ho letto. Tutto d’un fiato, senza perdermene una riga, piangendo e sorridendo tra le lacrime. Fino a che sono arrivata a leggere del suo secondo tumore, scoperto l’estate prima dell’inizio della prima elementare di sua figlia. Come se fosse ora per me. E non ce l’ho più fatta. Quel capitolo non l’ho potuto leggere, l’ho saltato a piè pari.

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È ironico, è leggero ma proprio per questo è pesante come un macigno. Perché tra quelle pagine c’è Francesca, una donna delicata come un fiore e forte come una roccia, una persona come tutte noi, nella quale è impossibile non riconoscersi. Quel libro ti fa riflettere su una situazione che non vorresti neanche prendere in considerazione, ti ricorda che c’è un mondo parallelo, fatto di persone malate che sono sempre persone e per le quali la vita continua, nonostante il dolore e la paura. E, alla fine, ti fa apprezzare ogni giorno della tua vita, anche se banale, anche se complicata, data troppe volte per scontata.

E scontata non è. Mi ha colpita una frase di Francesca, che ha da poco compiuto 40 anni. Mi ha detto che questi 40 anni li voleva proprio festeggiare, perché era già molto ci fosse arrivata.

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