Je suis Charlie

 

Questa mattina ci siamo svegliati con un grosso pezzo di libertà in meno rispetto a ieri. Forse non ci rendiamo conto, presi come siamo dalla quotidianità e dalle attività pratiche, di che cosa significhi per noi e per la nostra civiltà l’attacco terroristico alla redazione del Charlie Hebdo, a Parigi. Tutti noi, che facciamo della comunicazione la nostra vita, diamo per scontata la libertà di stampa.

La sberla forte che ho ricevuto ieri è stato constatare che la libertà non è garantita, che c’è chi vuole eliminarla. E la vuole abolire a tal punto da arrivare ad ammazzare brutalmente chi non si è voluto piegare a questo volere. La cultura e la libertà di espressione sono rivoluzionarie, più di qualsiasi arma di distruzione di massa. La vera rivoluzione sta nel permettere a tutti di credere in ciò che vogliono, di dire ciò che desiderano e convivere con persone che la pensano diversamente. Mi è piaciuta la citazione di Voltaire, padre dell’Illuminismo su cui si fonda la nostra civiltà moderna, che ho letto in queste ore un po’ dappertutto:

 

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.

Ho poi scoperto che questa citazione non è correttamente attribuita al padre dell’Illuminismo, che ha però scritto in una sua opera: «Mi piaceva l’autore de L’Esprit [Helvétius]. Quest’uomo era meglio di tutti i suoi nemici messi assieme; ma non ho mai approvato né gli errori del suo libro, né le verità banali che afferma con enfasi. Ho preso fortemente le sue difese, quando uomini assurdi lo hanno però condannato per queste stesse verità.» È un po’ meno impattante, ma fa ben comprendere cosa voglio dire.

 

E allora #jesuischarlie perché penso che solo facendo capannello, solo mostrando la nostra indignazione, solo usando dei simboli come la matita alzata verso il cielo possiamo combattere l’ignoranza e il Male che stanno alla base di gesti come quelli di ieri. Solo contrapponendo al terrorismo le democrazie liberali che sono frutto di secoli di cultura, possiamo far perdere chi crede di poter spazzare via tutto in nome di un dio che difficilmente li riconosce come figli. Ho apprezzato una battuta di questa mattina a Radio Deejay, del Trio Medusa: “se il tuo dio è così perfetto, allora avrà di sicuro il senso dell’umorismo”. Uccidere chi vuole far ridere, chi esorcizza la paura con una risata, chi porta a riflettere attraverso una vignetta è un atto vile e pericoloso.

Ora non mi resta che trovare il modo di spiegare tutto questo alle mie figlie. Forse far respirare loro quell’atmosfera libertaria che ho potuto vivere io durante la mia adolescenza, in quelle mura di quel liceo a cui sto pensando così intensamente da ieri. La cultura, questa è la risposta. Intanto noi ieri sera abbiamo cominciato a leggere Il piccolo principe. Forse farà capire a Sofia e Cecilia ma soprattutto a me qualcosa in più di questi adulti che non riesco più a comprendere.

#JeSuisCharlie, lo ripeto ancora forte e chiaro.

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