I dilemmi di una mamma

Oggi è stata ne è stata la prova. Non posso e non voglio farlo. Non posso lasciare la mia cucciola che piange disperata al mattino quando esco di casa. Non posso sapere che va all’asilo, la passa a prendere uno, la porta a casa dell’altro e ogni giorno è diverso. Non posso passare tutto il giorno in una gabbia. Non posso iniziare la mia giornata alle 16.30. Non posso correre come una pazza dalle 16.30 alle 21.30. Non posso ritirare la roba stesa e far andare la lavatrice alle 23.30. Non posso accorgermi mentre le sto mettendo a dormire che è trascorsa un’altra giornata e io non ho coccolato neanche un minuto le mie bambine. Non posso avere sempre la sensazione del tempo che mi sfugge di mano e delle mie bambine che crescono troppo in fretta. Ma soprattutto non voglio! Non voglio perdermi neanche un minuto di questi anni magnifici, dei primi passi della mia bambina, delle prime frasi intere, dei primi giochi “da grandi”… D’altro canto però mi sento in colpa a desiderare tutto questo, le altre ce la fanno e dicono anche che l’importante è il tempo di qualità che si dedica ai propri bambini… Per me non è così. Io mi sento realizzata nel trascorrere tutta la giornata con loro, nel condividere il mio tempo e i miei spazi con loro, nell’occuparmi di loro e della loro crescita.
Sapevo che ricominciare a lavorare sarebbe stato difficile, ma mai mi era capitato di uscire di casa piangendo…

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9 Comments

  1. Anonymous 6 Set 2011 at 00:07

    Sappi che lo abbiamo fatto in tante, abbiamo pianto in auto, in ufficio, alla sera stanchissime.
    Li abbiamo lasciati con le braccia tese verso di noi, piangenti, per poi sapere dalle maestre che dopo cinque minuti giocavano con gli altri bimbi.
    Ma abbiamo stretto i denti, abbiamo affrontato una vita pesante imparando a ritagliare meravigliosi momenti da vivere con i nostri figli, abbiamo imparato ad apprezzare davvero la qualità del tempo passato con loro e soprattutto ci siamo rassegnate a comprendere che NON SIAMO INDISPENSABILI per i nostri figli, ogni giorno che passa li porta ad una strada che li allontana un poco da noi ed è giusto.
    Tu forse vivi appiccicata alla tua mamma e non hai amiche coetanee con le quali condividi ciò che non condividi con lei??
    Si impara ad organizzarsi, ad avere priorità, ad usare l’intelligenza ed anche a riconoscere al lavoro la sua dignità, quella che ci dà indipendenza economica e al contempo ci consente di contribuire in modo concreto all’andamento famigliare. La dignità del lavoro è anche quella che ci consente di tornare alla casa e alla famiglia con la coscienza a posto, avendo guadagnato onestamente lo stipendio, piccolo o grande che sia. Dare un esempio ai nostri figli di onestà e responsabilità.
    Non abbiamo solo diritti e i doveri non ci sono solo nei confronti di chi amiamo ma anche nei confronti degli impegni che, da adulti, ci assumiamo.
    E’ tutto un po’ più complesso di come lo dipingi in questo giorno di ragionevole crisi.
    Immaginati fra 20 anni…
    La sindrome del nido vuoto colpisce e fa molto male alle donne che non hanno saputo dividersi fra la mamma che c’è in loro e l’individuo sociale che con loro nasce e con loro morirà.
    Ci vuole determinazione e carattere e anche un po’ di umiltà per coordinare una vita famigliare positiva e al contempo mantenere dignitosamente il lavoro.
    Niente di impossibile per centinaia di milioni di mamme in tutto il mondo.
    Auguri per il tuo futuro, qualsiasi scelta tu voglia fare.

    Una vecchia mamma

    Ti lascio questa poesia…

    Figli – Kahlil Gibran

    E una donna che reggeva un bimbo al seno disse, Parlaci dei Figli.
    E lui disse:

    I vostri figli non sono figli vostri.
    Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di se stessa.
    Essi vengono attraverso voi ma non da voi,
    e sebbene siano con voi non vi appartengono.
    Potete donare loro il vostro amore ma non i vostri pensieri.
    Poiché hanno pensieri loro propri.
    Potete dare rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime,
    giacchè le loro anime albergano nella casa di domani,
    che voi non potete visitare neppure in sogno.
    Potete tentare d’esser come loro, ma non di renderli
    come voi siete.
    Giacchè la vita non indietreggia nè s’attarda sul passato.
    VOI SIETE GLI ARCHI DAI QUALI I VOSTRI FIGLI ,
    VIVENTI FRECCE,
    SONO SCOCCATI INNANZI.
    L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito,
    e vi tende con la sua potenza affinchè le sue frecce possano
    andare veloci e lontano.
    Sia gioioso il vostro tendervi nella mano dell’Arciere;
    poiché se ama il dardo sfrecciante,
    così ama l’arco che saldo rimane.

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  2. Cento per cento Mamma 6 Set 2011 at 10:32

    “Una vecchia mamma”, quello che dici è giusto e ammirevole. Se mi segui sai che non faccio parte di quella schiera di mamme chiocce che tengono i propri figli legati a filo doppio. La mia bimba più piccola ha 14 mesi e credo che l’autonomia di cui parli a quell’età sia ridotta ai minimi. La mamma a quell’età è un’entità vicina e il rischio “effetto pacco postale” è molto alto! So che schiere di donne prima di me l’hanno fatto e i figli son cresciuti bene lo stesso. Bisogna solo capire quanto il tuo lavoro realmente ti interessa e ti stimola. Altrimenti tutto il discorso cade. Il resto, scusa se te lo dico, ma la penso così, sono scuse per sentirsi la coscienza meno pesante… Almeno per me in questo momento è così.

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  3. Anonymous 6 Set 2011 at 12:20

    Forse questo ti può interessare, appena l’ho letto ho pensato a te.
    http://27esimaora.corriere.it/articolo/mamme-2-0-meno-disperate/#more-2230

    p.s. sei certa che il tuo lavoro sia totalmente privo di interesse e di stimoli?? Il luogo di lavooro non è Gardaland dove si sceglie la giostra più interessante, occorre trovare in noi in primis e poi nel nostro lavoro lo stimolo per far sì che lo diventi. Insomma, come in famiglia (essendo mamme) sul lavoro la pappa non ce la fa nessuno. 🙂
    Le mie considerazioni volevano essere di supporto, non di critica, spero di essermi espressa secondo le mie intenzioni!

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  4. Cento per cento Mamma 6 Set 2011 at 12:31

    Grazie. Io credo che per quanto riguarda me stessa, sto mettendo sul piatto della bilancia da un lato la mia attività lavorativa e dall’altro tutte le esperienze extra-lavorative che sto facendo e la bilancia pende irrimediabilmente verso una parte. ciò non significa che starei a casa a guardare le mie bimbe crescere facendo la “casalinga” ma che potrei lanciarmi in qualcosa di nuovo e completamente diverso da ciò che ho fatto finora – un’attività che mi permetta di mandare avanti tutto senza diventare pazza e al tempostesso avere qualche soddisfazione legata al lavoro stesso. Come dici tu, il discorso è ben più complesso di come lo dipingo io…
    Tranquilla, ti sei espressa nel modo in cui intendevi, anch’io non volevo attaccarti, ho apprezzato molto il tuo commento perchè penso che il confronto possa far bene a tutti.

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  5. Marina 8 Set 2011 at 00:15

    Cristiana, nel tuo post hai descritto quella che era la mia giornata fino a un anno e mezzo fa, quando lavoravo e lasciavo il mio piccolo alle cure della baby sitter (per fortuna un’amica che conosco da quasi un quarto di secolo e che ha fatto da baby sitter per i figli delle mie amiche). E’ stata una decisione difficile, che ha anche provocato attriti e sicuramente critiche ma ho lasciato il lavoro perchè la situazione era diventata insostenibile. Mio figlio era diventato letteralmente un pacco, preso da qualcuno, portato da qualcun altro, ripreso da me ecc. ecc. Non sono completamente convinta quando sento dire o leggo che l’importante è il tempo di qualità… Non sono una mamma appiccicosa (anzi) ma a mio figlio di mezz’ora di qualità non importa un fico…. vuole che giochi con lui, che lo veda fare cose che gli piacciono, che gli tenga compagnia quando rientra dall’asilo, mi chiama dall’altra stanza per sentire se ci sono, se sono lì. Dipenderà da bambino a bambino, io posso parlare della mia esperienza.
    Capisco la tua voglia di esserci, di non crollare la sera di fronte a tutte le incombenze rimaste, ma considera tutte le varianti e le incognite prima di “lanciarti”.

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  6. SueLynn 18 Apr 2012 at 16:17

    Quanta tristezza dopo aver letto la risposta di quella che si firma
    “una vecchia mamma”…non capisco proprio perche’ una donna debba rassegnarsi a tanta tristezza, a tante lacrime…perche’ rassegnarsi..
    Si dice che per allontanare un cucciolo di cane
    dalla madre sia necessario rispettare certi tempi
    perche’ il cagnolino diventi forte, sicuro, equilibrato e
    sia effettivamente indipendente. Ora mi chiedo, perche’ questo
    stesso principio non e’ ritenuto valido anche per i nostri bimbi? Una madre e’ effettivamente NON indispensabile ed e’ cosi’ facilmente intercambiabile?
    Capisco che non sia facile cambiare vita, ma vi
    prego mamme e mi ci metto anch’io,
    NON rassegnamoci MAI e non lasciamo
    che ci convincano che le cose non
    possano essere cambiate. E’ la nostra vita
    e quella dei nostri figli, abbiamo diritto
    a qualcosa di meglio che non un
    misero tritacarne.
    So che il mio commento arriva un po’ in ritardo ma non riuscivo a non dire anche la mia.
    Ciao
    Monica

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  7. Cento per cento Mamma 18 Apr 2012 at 21:39

    Monica, il tuo commento è più che gradito e arriva in un momento in cui sto tirando fuori il coraggio di essere felice e di rendere felice la mia famiglia. A costo di rinunciare a qualcosa. Grazie!

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  8. Raffaella - BabyGreen 24 Feb 2013 at 23:31

    Io alla storia del “tempo di qualità” non credo. Per me vale ANCHE la quantità, sia per noi che per loro.

    Un abbraccio!
    R

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