… E ti senti inutile…

La domanda che mi pongo da ‘stamattina è “Ma chi me lo fa fare???”. Vi spiego: sono andata in ufficio a ritirare “una lettera che riguarda l’apprendistato” – eh, già, io sono ancora in apprendistato, con un marito a progetto, due fuori di testa!!! – e cosa mi ritrovo davanti? Una splendida missiva della mia Azienda – una delle più grandi aziende italiane… – che mi comunica che devo recuperare tutti i periodi di maternità e che per questa ragione la data di scadenza dell’apprendistato è stata posticipata dal 18 dicembre 2010 al 16 dicembre 2012… Wow!!! E’ proprio un incentivo a tornare in fretta a lavorare… Sento che la mia Azienda sta investendo su di me e che, naturalmente, l’emarginazione lavorativa delle mamme è solo una diceria… Ah, ho dimenticato un particolare importante: due anni fa l’azienda ha firmato un impegno ad assumere il 50% degli apprendisti prima del termine previsto dei 4 anni. E io, come al solito boccalona, ho sperato fino ad oggi che avrebbero avuto la delicatezza di farmi rientrare in questo 50%… E così, appena ritornata dalla maternità di Sofia, mi ero premurata di partecipare a ben 8 corsi di 2 giorni ciascuno durante l’allattamento, rinunciando così a 16 giorni di allattamento che mi spettavano. “Magari vedono la disponibilità e mi confermano senza farmi recuperare le maternità”, povera illusa!!!
Ma la domanda che mi faccio e che vi faccio è: se un’azienda come la mia ha questo tipo di comportamento nei confronti delle mamme, nelle realtà piccole cosa succede???

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4 Comments

  1. valentina 29 Nov 2010 at 16:21

    ciao cristiana, mi spiace trovarti cosi’ amareggiata…di solito sei cosi’ solare, propositiva, piena di idee, entusiasta….certo non dev’essere stata una bella mattinata per te e me ne rammarico molto.
    la mia e’ una piccola azienda rispetto alla tua, una realta’ differente, ma per quello che riguarda la mia esperienza personale di mamma lavoratrice, posso solo dirti che tutto quello che ho chiesto, nei tempi e nei modi opportuni, mi e’ sempre stato concesso…anche il tanto agognato part-time, certo avrei preferito qualche ora in meno, ma per il momento temporeggio e mi godo i miei gioielli e poi si vedra’!! in bocca al lupo ;-).
    un abbraccio grande.vale.

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  2. Federica 5 Dic 2010 at 18:49

    Ti racconto una “realtà piccola”: una società a “responsabilità limitata” nel vero senso del termine!

    Staff formato da un’amministratore unico, da due dipendenti con contratto a tempo indeterminato (tra cui la sottoscritta), un collaboratore con contratto a progetto, un collaboratore con partita iva e un turnover di “freelance” (pagati in nero, ovviamente) che oggi ci sono e domani chi lo sa.
    In questa combriccola ci sono io, con il mio bel contratto indeterminato, in attesa che questa Società – per la quale ho dato tutta me stessa – si rimetta in pari versandomi tutto l’arretrato degli stipendi che in quest’anno si è accumulato.

    Potrà fare “drizzare i capelli” a chiunque sapere che ho lavorato sino al nono mese di gravidanza senza ricevere regolarmente il mio stipendio, e questo dal mese di maggio 2010.
    Mi spetterebbe pure, a partire da questo novembre, l’indennità di maternità che non ho ancora visto versare sul mio conto corrente e ne mai vedrò…

    Il titolare dell’azienda ha avuto il coraggio di fronte a questa situazione imbarazzante di chiedermi a più riprese se potevo:
    – lavorare per l’azienda da casa durante il periodo di maternità
    – venire lui a casa mia per lavorare insieme alle urgenze

    Ci provano davvero tutti ad approfittarsi della disponibilità delle persone!

    Questo è l’esempio estremo di come le “realtà piccole” sopravvivano, sfruttando in momenti di crisi le situazioni a loro favore. Egoisticamente queste persone spremono le risorse umane sino all’ultima goccia curandosi solo dei loro interessi ed ignorando le responsabilità contrattuali.

    Il dipendente non è un istituto di credito ma un individuo che lavora per vivere.

    Da mesi il mio lavoro non porta contributi alla mia famiglia, l’unica consolazione che mi rimane è sapere “Che chi ruba, prima o poi paga”.

    Comunque forza e coraggio, siamo donne e dobbiamo reagire positivamente…tutto ciò ha un senso e un giorno scopriremo quale 🙂

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  3. chiara 6 Dic 2010 at 11:33

    davvero interessante questo argomento…io lavoro in una realtà ancora diversa, che ha come mission quella di tutelare i diritti altrui e quindi anche i diritti delle lavoratrici mamme. Dovrebbe essere l’ambiente ideale dove lavorare: beh, io sono stata assente quattro mesi tra prima e post parto e quando sono tornata al lavoro ho dovuto iniziare tutto da capo, come se dovessi dimostrare di nuovo che sono in grado di lavorare, che il fatto di avere un figlio non ha ridotto le mie facoltà mentali di lavoratrice, che non sono diventata inaffidabile…E nel frattempo vedi che ti passano davanti tutti i colleghi e, soprattutto, le colleghe senza figli e che non hanno in programma di averne…
    E’ vero, dobbiamo reagire come dice federica, ma che fatica!!!

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  4. Federica 6 Dic 2010 at 13:53

    Secondo voi è possibile pubblicare su questo Blog una “Blacklist” delle aziende che non rispettano le regole contrattuali? Oppure su Facebook?

    Mi chiedo perchè le aziende debbano sapere tutto dei dipendenti (persino la volontà o meno di volere un figlio) mentre queste imprese, società, fondazioni, cooperative, ecc… che sbandierano filosofie e valori, sono inaffidabili ed ingannano di continuo i lavoratori.

    Queste realtà sopravvivono ma sono lacerate al loro interno da personale carente, sottopagato, e ancor peggio non qualificato per certe mansioni.

    La tutela e salvaguardia del lavoratore parte dal conoscere bene i partner e la situazione aziendale prima di firmare contratti o intraprendere collaborazioni; questo è uno dei primi diritti del lavoratore.
    Quando manca la trasparenza i comportamenti irresponsabili diventano leciti e rovinano le relazioni tra le persone…pensiamoci!

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